Giochi Olimpici Berlino ’36: “Un ebreo non può vincere le Olimpiadi”

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Storia

Giochi Olimpici Berlino ’36: “Un ebreo non può vincere le Olimpiadi”

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Le Olimpiadi di Berlino del 1936 avrebbe potuto avere una grande protagonista e invece la Germania nazista le impedì di partecipare. L’atleta è Gretel Bergmann, una della saltatrici in alto più forti del mondo, scomparsa di recente all’età di 103 anni a New York.

La storia di Bergmann trovò molto spazio nelle cronache dell’epoca. Un’atleta ebrea tedesca al massimo della carriera nei primi anni dell’ascesa del Terzo Reich, che prima la richiamò dopo che aveva lasciato il paese e poi la boicottò.

Nel 1935 Bergmann decise di abbandonare la Germania ma fu Adolf Hitler in persona che la fece rientrare, facendola partecipare al meeting di atletica svoltosi a Stoccarda l’anno successivo, nel quale eguagliò il record nazionale di salto in alto.

Immediatamente dopo il meeting, la Federazione tedesca ne cancellò il record e le comunicò attraverso una missiva che non avrebbe partecipato alle Olimpiadi di Berlino del 1936. Un anno dopo lasciò la terra natia per trasferirsi negli Usa: qui sposò Bruno Lambert, un suo connazionale rifugiato. Bergmann continuò la carriera da atleta negli Usa, dove conquistò il titolo nazionale americano nel 1937 e nel 1938.

Solo dopo molti anni – era il 1999 – Bergmann tornò in Germania per ricevere un premio. Poco dopo venne inserita nella Hall of Fame degli sportivi tedeschi più importanti.

In una delle rare interviste rilasciare dichiarò:

“Se anche avessi potuto partecipare alle Olimpiadi, sarei stata comunque una perdente. E se avessi vinto sarebbe stato un tale insulto per l’ideologia tedesca… tanto da mettere in pericolo la mia stessa vita, ne sono certa. Come può un ebreo essere abbastanza bravo da vincere le Olimpiadi?”.

La storia della Bergmann è solo una delle tante vicende sportive che la Germania nazista ha spostato nel campo politico e razziale, perché per il Terzo Reich il popolo ebraico non aveva il diritto di vivere.

 

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