Giacometta Limentani è scomparsa a Roma all’età di 90 anni. La sua vita ha abbracciato gran parte del Secolo breve: dagli orrori della Shoah provati sulla propria pelle, alla ricostruzione del dopoguerra, fino alla scelta di studiare quando aveva 50 anni in un’epoca segnata dal femminismo.
Studiosa, scrittrice e animatrice culturale; Giacometta è stata una delle prime donne a studiare al Collegio Rabbinico, sviluppando un particolare interesse per i “Midrash”, un metodo di esegesi della Bibbia.
Fra le sue opere più importanti c’è Trilogia, un volume in cui vennero raccolte In contumacia, Dentro la D, La spirale della tigre, che segnano il suo percorso autobiografico legato alla guerra e alla Shoah.
Come traduttrice Giacometta Limentani ha collaborato per anni con il Rabbino Scialom Bahbout, che la ricorda così:
“Per l’ebraismo italiano Giacometta è stata un vero e proprio punto di riferimento. Tra le altre cose abbiamo tradotto assieme “La principessa smarrita” del Rabbino Nachman di Breslav. Giacometta era una donna molto attenta nella ricerca della parola giusta e della sua interpretazione. Iniziò a studiare al Collegio Rabbinico già in età avanzata, raggiungendo un livello elevato di conoscenza interpretativa. Poi ha cercato di trasmettere agli altri ciò che aveva imparato, soprattutto alle persone lontane che cercavano di avvicinarsi all’ebraismo. In questo senso ha creato una scuola”.
Rav Bahbout ha ricordato che tra i sogni di Giacometta c’era quello di fondare una scuola “per tradurre i testi classici ebraici”:
“Per farlo ci vuole la conoscenza delle diverse sfaccettature delle singole parole e la creatività. Qualità che le appartenevano, perché Giacometta era una persona molto creativa. E se la traduzione è un’arte, lei era un’artista”.
Giacometta Limentani è stata un’artista della vita. Da un’adolescenza rubata dal nazifascismo a un’età adulta in cui si è reinventata, come nessuno mai.
Con lei se ne va una grande studiosa della cultura.