Gerusalemme, capitale di Israele, Sede dell’ONU?
La storia ebraica è un continuum, in cui passato, presente e futuro sono in fondo una manifestazione dello stesso messaggio e sono in un certo senso contemporanei. Proprio alla luce di questo concetto, che i Maestri esprimono con la frase “Le azioni dei padri sono come un simbolo per i figli”, possiamo interpretare la risoluzione dell’ONU del 29 novembre 1947, che consentiva al popolo ebraico di tornare a creare un proprio Stato in quella che allora si chiamava Palestina (nome derivante dai Filistei, popoli del mare che l’avevano occupata).
Il consenso internazionale è simile a quello che permise a Ezrà di tornare nella terra d’Israele con il consenso che proveniva dall’editto di Ciro, l’imperatore che aveva sconfitto i Babilonesi e che quindi aveva il diritto di riconsegnare agli ebrei la loro terra.
Il fatto che i popoli saliranno al Monte dell’Eterno, al monte di Sion, non significa che tutte le nazioni si debbano convertire all’Ebraismo, pretesa che esso non ha mai avuto. Questo concetto è bene espresso dal profeta Michea (4: 1-5):
Alla fine dei giorni avverrà che il monte della casa del Signore sarà stabile sulla cima dei monti, alto più delle colline. Affluiranno verso di lui i popoli. Numerose nazioni si incammineranno e diranno: “Venite, saliamo al monte del Signore, alla casa del Dio di Giacobbe, che ci insegni le sue vie e noi cammineremo nei suoi sentieri” Perché da Sion verrà la legge e la parola del Signore da Gerusalemme! Egli governerà numerosi popoli e sarà arbitro di potenti nazioni, essi trasformeranno le loro spade in vomeri e le loro lance in falci; un popolo non leverà più la spada verso un altro, né si eserciterà più alla guerra. Ciascuno starà seduto sotto la sua vite e sotto il suo fico, senza essere molestato! E’ la bocca del Signore ha parlato! Perché tutti i popoli cammineranno ciascuno nel nome del suo dio; noi cammineremo nel nome del Signore nostro Dio in eterno e per sempre!
Secondo quanto afferma il profeta, Gerusalemme sarà il punto di riferimento per il futuro dell’umanità e tutti i popoli dovranno recarsi a Gerusalemme per affermarvi i principi della pace universale che nessuno ha saputo esprimere in maniera più compiuta dei profeti d’Israele.
Secondo la tradizione ebraica, la terra del suo Santuario è stata utilizzata come catalizzatore della creazione e pertanto Gerusalemme è l’ombelico del Mondo, il suo destino sarà di tornare a essere il centro del Mondo e la Gerusalemme terrestre diventerà Gerusalemme celeste. È scritto però:
“Il Santo, benedetto Egli sia, ha detto: non entrerò nella Gerusalemme celeste fino a quando non entrerò in quella terrestre” (Ta’anit 5a).
Bisognerà prima che l’umanità riconosca il significato originario e terrestre di Gerusalemme per poter aspirare a entrare in quella celeste.
Gerusalemme, la città che ha rivestito e riveste un ruolo così centrale nella storia d’Israele e non solo, rappresenta un punto comune di riferimento per gran parte dell’umanità: non sarebbe questa la sede più naturale e idonea per un’organizzazione come l’ONU che ha il compito di operare per portare la pace nel mondo?