Brunswick, Germania. Siamo a 120 miglia a ovest della capitale Berlino, città situata nel Land della Bassa Sassonia, abitata da neanche 250.000 persone. Una città dove martedì scorso era stata organizzata una manifestazione di estrema destra da tenersi davanti alla sinagoga. Gli organizzatori, che appartengono al partito di estrema destra Dierechte, sono stati fermati da 800 persone che hanno espresso solidarietà alla comunità ebraica locale.
La manifestazione doveva avere inizio alle 19:33 per terminare alle 19:45. In tutto 12 minuti, un tempo non causale, perché 12 è il numero di anni in cui il partito nazista è stato al potere in Germania (per l’appunto 1933-1945).
L’intento era quello di manifestare per la “libertà per la Palestina” e contro il “sionismo” davanti al tempio ebraico. Una protesta che in genere è capeggiata dall’estrema sinistra e non dall’estrema destra.
Ma così come avviene in Italia con Forza Nuova, anche in Germania gruppi di estrema destra propugnano la causa della Palestina.
“Libertà per la Palestina – L’umanità non è negoziabile. Fermare il sionismo!” era lo slogan di un evento, che deve far riflettere vista la sua trasversalità. Evento che le autorità cittadine affermano di non aver autorizzato.
Quanto appena raccontato non è il solo episodio di antisemitismo accaduto in Germania negli ultimi giorni. A Wesel, una città 20 miglia a nord-ovest di Essen, persone non identificate hanno rubato una grande targa di pietra dal cimitero ebraico locale, che mostrava i nomi di centinaia di ebrei e di altre vittime del nazismo.
Quel nazismo che, nonostante gli sforzi del governo di Berlino, la Germania non riesce a scollarsi di dosso. Può la Germania avere ancora problemi riguardanti il Terzo Reich dopo che le atrocità da esso commesse sono davanti agli occhi di tutti?
La risposta non può che essere positiva. Ma dobbiamo ripartire da tutti coloro che a Brunswick sono scesi in piazza per portare sostegno alla comunità ebraica e impedire lo svolgimento di una manifestazione che avrebbe calpestato ancora una volta non solo le vittime della Shoah, ma l’umanità intera.