La Germania continua la sua battaglia contro l’estrema destra. Dopo la messa al bando di due gruppi che si richiamavano ad Adolf Hitler e allo scioglimento parziale delle forze speciali (Ksk), il paese fa i conti con una vicenda portata alla luce dal “Die Zeit”, secondo cui militari di estrema destra discutevano di guerra civile e di “piani contro i dissidenti” su Telegram.
Il settimanale tedesco ha riportato anche le chat del gruppo Telegram “Wir”, ossia “Noi” in tedesco, la cui attività è certa fino al mese scorso.
Un riservista, nel cui messaggio ha allegato una foto di una pila di zaini, elmetti e un sacco a pelo con il camuffamento usato dalle forze armate della Repubblica Federale Tedesca (Bundeswehr), ha scritto:
“I miei preparativi sono completi. Ho l’equipaggiamento da combattimento. Nel caso… Di una guerra civile”.
Un altro utente della chat, che a suo dire ha prestato servizio nella Legione straniera francese, ha pubblicato una foto che lo ritrae con un’arma in mano: “Qui si fa un bel botto, se solo si preme il grilletto”.
Un altro ancora, presentandosi come allievo sottufficiale della Bundeswehr, ha chiesto:
“Puoi portarmi nel gruppo di ricognizione degli antifascisti? Vorrei sapere chi sono i miei nemici (…) per poter agire contro questi terroristi”.
All’interno della chat, gli utenti non si sono fatti mancare messaggi antisemiti e xenofobi.
La pericolosità della “Wir” non va assolutamente sottovalutata, vista la presenza di una sostenitrice del Gruppo S, cellula di terroristi di estrema destra tedeschi finita in manette poco prima del lockdown. Gruppo S che è accusato di aver pianificato atti terroristici contro alcune moschee in Germania e contro Robert Habeck, copresidente dei Verdi con Annalena Baerbock, e Anton Hofreiter, capogruppo del partito al Bundestag con Katrin Goering-Eckardt.
In Germania un gruppo di militare di estrema destra facente parte delle forze armate della Repubblica Federale Tedesca, discute di rovesciare il governo federale, che dovrebbe anche essere arrestato.
Sembrano gli Anni 30 del ‘900 e invece siamo nel 2020, anno in cui non siamo ancora riusciti a imparare dagli errori del passato.