Sono stati riversati fiumi di inchiostro per denunciare il dilagante antisemitismo che ha colpito la Francia negli ultimi dieci anni.
Sono stati consumati i tasti delle tastiere per denunciare lo scollamento tra gli ebrei e una società francese che non li vuole più o almeno non fa nulla per opporsi al dilagante antisemitismo che ha colpito il paese negli ultimi dieci anni.
Sono state rispedite al mittente le parole di Benjamin Netanyahu che più volte ha posto l’accento sul dilagante antisemitismo che ha colpito la Francia negli ultimi dieci anni.
Alcuna barriera è stata messa per fermare questo corso percepito come ineluttabile, ma che tale non è. Perché quando sono gli ebrei a lanciare l’allarme sull’antisemitismo, il problema sembra quasi come se non esistesse. E allora non c’è da stupirsi se nel 2018 la Francia ha fatto registrare un boom del 74% degli atti antisemiti, passati da 311 a 541 in un solo anno.
Il dato non arriva da alcun ente ebraico. Arriva direttamente dal ministro dell’Interno, Christophe Castaner, che dice testualmente: “L’antisemitismo si sta diffondendo come un veleno”, poi aggiunge: “Il governo prenderà provvedimenti”.
Sì, quali? Gli stessi che nell’ultimo decennio non saputo fronteggiare un odio contro gli ebrei, che sono stati costretti a lasciare la Francia, il loro paese, quello dove sono nati e cresciuti?
Fre’de’ric Poitiers, rappresentante speciale del governo francese su razzismo, antisemitismo e discriminazione, twitta:
“Graffiti antisemiti fino ad avere la nausea. L’odio per gli ebrei corrisponde all’odio per la democrazia. Il linguaggio fascista si ritrova su tutti i muri. Mi sono rivolto al prefetto di polizia e al procuratore di Parigi”.
Dove per graffiti antisemiti leggasi quelli apparsi sul murales in ricordo di Simon Veil, sopravvissuta alla Shoah e recentemente scomparsa, a cui si è aggiunto un altro episodio vergognoso: qualcuno ha segato gli alberi piantati in ricordo di Ilan Halimi, barbaramente ucciso in Francia nel 2006.
Le Monde scrive in un editoriale:
“Il livello di antisemitismo è sempre stato un barometro affidabile dello stato di salute della società. Questo odio non è ordinario, è un vero veleno e ha registrato una progressione impressionante negli ultimi mesi”.
Allora non c’è da stupirsi se il 2019 è iniziato in maniera peggiore di come si fosse chiuso il 2018. Non c’è da stupirsi se Parigi è diventata anche la capitale francese per gli atti di antisemitismo, come dimostra la scritta “Juden” fatta con vernice spray gialla sulla vetrina di uno dei punti vendita di Bagelstein, una catena di fast food, che riporta la memoria al 1933, quando in Germania questi episodi furono l’inizio della fine per gli ebrei dell’epoca. Scritta che peraltro è stata solo l’ultima di una lunga serie.
Sempre Le Monde scrive che la crisi dei gilet gialli:
“Ha incoraggiato alcuni comportamenti, con esponenti dell’estrema destra che cercano di approfittare di questa dinamica sociale per diffondere i suoi slogan… il risorgere di un antisemitismo che spesso non ha volto non può essere attribuito al movimento di protesta sociale”.
Gli allarmi lanciati da Israele non sono stati ascoltati, così quelli lanciati da enti o associazioni legati all’ebraismo.
Quelli degli esponenti del governo francese o dei media del paese avranno lo stesso esito?