Se le frasi fatte avessero un volto potrebbero assumere quella di Francesca Albanese, relatrice speciale Onu per i palestinesi.
Nell’incontro pubblico tenutosi alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli di Assisi, prima della marcia della pace organizzata in occasione del 75esimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ha aperto così il suo intervento:
“Oggi più che mai abbiamo bisogno dei costruttori di pace. La pace s’è persa perché si è perso il senso della pace, che non è soltanto il cessate il fuoco o il deporre le armi. La pace è riuscire a immaginare una comunità che cammina assieme senza differenza di razza, di genere, di religione o di etnia. Gli ebrei sono sempre stati perseguitati da noi europei e l’Olocausto è stato il culmine di quell’odio, dopo secoli di persecuzioni e di deumanizzazione. Questa per me è la lezione più importante da trarre oggi. Però a 75 anni da quel momento fatidico dobbiamo chiederci che cosa possiamo fare oggi come comunità internazionale per i palestinesi”.
E ancora:
“C’è questa cosa tristissima e gravissima: accusare di antisemitismo qualsiasi essere umano che provi a divulgare conoscenza, fatti e norme. Ma, attenti, l’antisemitismo esiste ancora ed è pericolosissimo, così come l’omofobia e ogni altra forma di razzismo e di discriminazione. E oggi c’è un’altra forma di razzismo che spesso non viene identificata: il razzismo antipalestinese. Va denunciato anche quello”.
“La pace si costruisce con la pace”.
Una frase ripetuta più volta seguita da:
“Non c’è uno Stato palestinese se non sulla carta. Quello che gli accordi di Oslo hanno consegnato ai palestinesi è al massimo un’autonomia municipale. Le autorità palestinesi esistono come una serie di sindaci che controllano un po’ di territorio: le zone A, che sono le città, e le zone B, ovvero le aree peri-urbane. Tutta la Cisgiordania, nonché le zone controllate dai palestinesi, sono sotto la legge militare israeliana”.
Andiamo con ordine.
“Abbiamo bisogno dei costruttori di pace”.
Vediamoli questi costruttori di pace. Nel 2000 e soprattutto nel 2008 Israele propose a Yasser Arafat il 97/98% della West Bank, Gaza e Gerusalemme est. Una proposta che sorprese lo stesso leader dei palestinesi nato al Cairo il 24 agosto 1920, che all’improvviso abbandonò il tavolo delle trattative.
Il motivo? Perché non poteva fare la pace con Israele, il suo entourage non gliel’avrebbe mai permesso.
Proseguiamo.
“Abbiamo bisogno dei costruttori di pace”. Oggi Hamas sarebbe un costruttore di pace? Il gruppo terroristico arabo-palestinese che utilizza i finanziamenti internazionali per costruire tunnel e comprare armi anziché destinarli a migliorare le condizioni degli abitanti di Gaza?
Il gruppo terroristico arabo-palestinese che ha decapitato bambini, stuprato donne e deportato i civili israeliani nella Striscia?
Che Hamas non voglia la pace è un fatto conclamato e scritto nel suo statuto. Invocare la pace con Hamas protagonista non rientra nell’Utopia ma nell’Impossibile.
Concludiamo.
La “Palestina storica” citata da Francesca Albanese non alcun significato. La Palestina non è mai stata una nazione. Il mondo non ha mai conosciuto uno stato con questo nome.
Il motivo? Semplice, la Palestina è un’area geografica, non una nazione.
Le frasi dell’Albanese sulla pace sono un’astrattezza e un errore consapevoli perché chiunque occupi cariche importanti in ambito internazionale è a conoscenza che Hamas voglia distruggere Israele e non farci la pace.