Continua la macchina del fango contro Liliana Segre, senatrice a vita e sopravvissuto alla Shoah. Questa volta l’occasione che ha dato adito ai leoni da tastiera di esprimere il proprio odio è stata l’uscita in alcuni cinema del documentario “Liliana” del regista Ruggero Gabbai.
A denunciare l’ignobile episodio è stata la presidente del Consiglio comunale milanese, Elena Buscemi:
“Si tratta di insulti che negano anche la Shoah e mettono in discussione le testimonianze di Liliana Segre”.
In occasione del giorno della memoria il comune di Milano ha organizzato la proiezione del docufilm, che si terrà al cinema Ducale di Milano proprio lunedì 27 gennaio, giorno della Memoria.
Fra i diversi insulti rivolti a Liliana Segre, riportiamo quelli apparsi nei commenti al post pubblicato su Facebook dal Circuito Cinema Bologna, che pubblicizzava l’evento:
«Non chiamatela senatrice, non merita l’appellativo, è già troppo signora»; «Usa il suo passato per vivere di rendita»; «Quanti hanno sofferto nei lager e non sono senatori a vita e poi nemmeno una parola di condanna per il genocidio di Gaza»; «Brutta persona alla quale la storia non ha insegnato nulla»; «Prima piangevo per voi, adesso vi disprezzo…11mille bambini morti a GAZA».
Questo è antisemitismo puro e anche subdolo, perché si nasconde dietro il (presunto) sostegno alla causa palestinese.
Sostenere la causa palestinese non equivale ad attaccare una persona che ha vissuto una parte orribile della sua vita.
Nessuna causa vale gli insulti a una persona che ha trascorso parte della sua vita in un campo di sterminio, dove vennero uccisi tantissime persone.
Insultare Liliana Segre con parole così sprezzanti hanno solo una spiegazione: l’odio antiebraico.