Esperti militari americani respingono le accuse di crimini di guerra nei confronti di Israele

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Mario Del MonteEditor
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Esperti militari americani respingono le accuse di crimini di guerra nei confronti di Israele

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Con l’avvicinarsi del 29 Giugno, data in cui le Nazioni Unite tratteranno le accuse di crimini di guerra nei confronti di Israele per il conflitto di questa estate a Gaza, ogni opinione sull’argomento potrebbe influire su come la Corte Penale Internazionale si approccerà al riguardo. Se il procuratore generale valuterà che il comportamento dei soldati israeliani è da ritenersi “ragionevole” la questione si esaurirà in una mera indagine preliminare, mentre nel caso contrario si aprirà un’indagine penale completa.

In questo contesto il report condotto dagli esperti Michael Schmitt e John Merriam potrebbe avere un impatto significativamente positivo per Israele. In questo report i principi di targeting israeliani vengono riportati fedelmente anche grazie all’accesso illimitato alle fonti interne al governo.  La relazione accoglie gran parte delle questioni chiave, denunciate da Israele, che spesso influenzano chi accusa lo Stato ebraico di crimini di guerra. Tra questi la conta dei morti civili fra i palestinesi, le sensazioni dei civili israeliani per il costante lancio di missili e le poche vittime fra i soldati israeliani dovute principalmente alla precisione delle informazioni fornite dai servizi segreti e alla riluttanza dei piani alti dell’esercito a rischiare la vita dei propri cittadini.

Molti dei punti dell’inchiesta mostrano come alcune tragedie siano da imputare ad errori accidentali (comprensibili in guerra) o ai comportamenti delle milizie di Hamas che hanno utilizzato la popolazione civile come scudo per difendersi dall’offensiva aerea israeliana. Inoltre viene evidenziato come gli scenari tattici non vengano accettati dai gruppi di difesa dei diritti umani e che perciò saranno sicuramente messi in gioco davanti alla Corte Penale Internazionale. Il report infatti è molto critico nei confronti di chi, soprattutto i media e le ONG, manifesta una certa propensione a non attaccare Hamas per principio.

Tra le altre istanze a favore di Israele c’è quella che vede come legalmente possibile l’abbattimento di obiettivi che servono alle milizie islamiche per finanziare i loro sforzi bellici, azioni che solitamente le ONG amano chiamare “indebolimento dell’economia già disastrosa di Gaza”. I due autori sono in disaccordo su cosa renda un edificio “centro di finanziamento bellico” ma entrambi concedono spazio alle azioni di IDF contro questo tipo di obiettivi.

La questione più importante però è quella degli scudi umani: quelli che lo hanno fatto volontariamente sono visti dai due relatori come partecipanti diretti nelle ostilità anziché civili e viene sostenuta l’ipotesi che il comportamento dell’esercito israeliano sia coerente a quello americano. Israele però non ha mai considerato i civili come partecipanti diretti e lo ha dimostrato inviando avvertimenti, deliberatamente ignorati, agli abitanti delle case da abbattere. La tecnica del roof-knocking, la tattica con cui viene sparato un colpo non esplosivo sul tetto dell’abitazione per far scappare i civili all’interno, viene inoltre vista come un eccesso di generosità degli israeliani in quanto non è previsto da nessuna convenzione internazionale. Le critiche a questa tattica sono definite “contro-fattuali e contro-normative” in quanto gli edifici al momento dell’attacco erano già stati convertiti in obiettivi militari in seguito al loro utilizzo da parte di Hamas per il lancio di missili.

Inverosimilmente in alcune aree il report critica il comportamento israeliano. Secondo gli autori, infatti, coloro che trasportano armi tra Gaza e l’Egitto dovrebbero essere considerati obiettivi sensibili mentre gli israeliani non si sono mai espressi sulla questione. In ogni caso, comunque, qualsiasi divergenza viene trattata con rispetto e in nessun punto Israele viene accusato di violare il diritto internazionale. Ad esempio uno dei due autori suggerisce che le capacità tecnologiche dell’esercito israeliano dovrebbero permettergli di colpire solo le parti dell’edificio dove sono presenti i miliziani di Hamas mentre l’altro sostiene che Israele può legittimamente colpire qualsiasi parte dell’edificio in base alle norme internazionali. L’unico punto dove realmente c’è un forte disaccordo è la non presenza all’interno delle fila dei reparti di terra di IDF di consulenti legali simili a quelli presenti per l’aviazione militare e per i livelli di comando più elevati, ma anche questa non viene classificata come violazione del diritto.

Infine il report afferma che qualsiasi comportamento alternativo a quello messo in atto dai soldati israeliani sarebbe “semplicemente illogico perché non terrebbe conto del conflitto a cui Israele è costretto a partecipare” e che le organizzazioni per i diritti umani dovrebbero “preoccuparsi più di difendere i civili che capire come combattere Hamas.”

Se la Corte Penale Internazionale sarà influenzata dal rapporto di Schmitt e Merriam difficilmente si lascerà coinvolgere in un’indagine completa. In ogni caso questa relazione è destinata a cambiare il parere legale degli Stati Uniti a favore di Israele rendendo ancor più complicato per la CPI esprimere una posizione contraddittoria su un argomento così delicato.

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