Recep Tayyip Erdogan mira a Gerusalemme. Il presidente turco ha indetto una vera e propria crociata per mettere le mani sulla capitale d’Israele. Erdogan ha chiesto che lo Stato ebraico venga portato alla Corte internazionale per i diritti umani, per quanto avvenuto a Gaza nelle ultime settimane.
La richiesta, arrivata per bocca del ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu, è stata accompagnata da un vertice straordinario dell’Organizzazione per la cooperazione islamica (Oic) e da una manifestazione “contro l’oppressione e per Gerusalemme”.
Il piano turco è chiaro. Fare leva sul mondo sfruttando i palestinesi della Striscia per ottenere quello che si vuole veramente: Gerusalemme.
Già nello scorso dicembre, in concomitanza con la decisione americana di trasferire l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme, Erdogan aveva detto che avrebbe stanziato una sede diplomatica a Gerusalemme est.
La strategia del presidente turco sta avvenendo fra l’indifferenza (solita) dell’Unione Europea. Come può la Comunità europea tacere davanti a un presidente che punta il dito contro Israele, quando nel 2016 per stroncare il golpe in Turchia fece arrestare e sparire tutti coloro che riteneva responsabili?
Erdogan vuole Gerusalemme, la manifestazione in favore dei palestinesi avrebbe dovuto essere “contro l’oppressione”, perché è stata aggiunto “per Gerusalemme”?
Perché la vera mira turca è la capitale d’Israele.
Erdogan punta a riunificare le diverse anime dell’Islam, e fare della Turchia la più grande potenza nella regione. E per farlo diventa indispensabile la “conquista” di Gerusalemme.
Gerusalemme e l’egemonia della Turchia sono legate, ma la città è la capitale indiscussa dello Stato ebraico.