Ancora polemiche attorno a Marine Le Pen, presidente del Front National, secondo cui la Francia non fu responsabile del rastrellamento eseguito dalla polizia di Parigi il 16 luglio 1942 di 13.000 ebrei, che alcuni giorni dopo vennero deportati nei campi di sterminio nazisti e uccisi nella camere a gas.
Per l’episodio passato alla storia come “il rastrellamento del Velodromo d’Inverno”, la candidata all’Eliseo ha dichiarato:
“Non penso che i francesi siano responsabili. In generale penso che se ci sono dei responsabili sono coloro che erano al potere a quel tempo, non la Francia”.
Nel goffo tentativo di giustificare quanto detto, Marine Le Pen l’ha sparata di nuovo grossa, sostenendo che “il regime di Vichy non era la Francia” e che in quel momento storico il governo transalpino era in esilio a Londra.
Il tentativo della leader della destra francese di riscrivere la storia sul terribile rastrellamento del Velodromo d’Inverno è stato criticato da più parti. Israele, tramite il portavoce del ministero degli Esteri israeliano Michal Maayan, ha espresso tutta la sua contrarietà, asserendo che le parole della Le Pen:
“Sono contrarie alla verità storica, già espressa dai precedenti presidenti francesi che hanno riconosciuto la responsabilità del loro Paese per la sorte degli ebrei francesi che morirono durante l’Olocausto”.
Una dura condanna è arrivata anche dal Crif, l’organizzazione che raggruppa le organizzazioni ebraiche francesi e l’unione degli studenti francesi (Uejf), che ha definito le affermazioni della politica francese:
“Un insulto alla Francia che nel 1955 si è onorata di assumersi la responsabilità della deportazione degli ebrei di Francia e di affrontare la sua Storia senza una memoria selettiva”.
Responsabilità assunte per la prima volta nel 1995 dall’ex presidente Jacques Chirac che si è scusato per quanto avvenne nell’estate del ’42 e anche dall’attuale inquilino dell’Eliseo, Francois Hollande, ma non dal socialista Francois Mitterand, compromesso con il governo collaborazionista di Vichy.
La storia non si può cambiare, con buona pace di Marine Le Pen, che non perde mai occasione per esprimere il suo revisionismo nei confronti del popolo ebraico.