L’ambasciatore francese negli Stati Uniti, in seguito agli attentati di Parigi dello scorso 13 Novembre, scrive ai suoi concittadini una lettera in cui viene fatta una distinzione fra i giornalisti e gli ebrei colpiti negli attentai di Gennaio ed i normali cittadini uccisi negli ultimi attacchi terroristici. Possibile che un diplomatico di alto rango possa cadere in una simile gaffe? Già Raymond Barre aveva commesso lo stesso sbaglio nel 1980 distinguendo fra ebrei aggrediti mentre andavano in sinagoga e ordinari cittadini francese. Vi proponiamo questo articolo articolo pubblicato su United with Israel e tradotto per Progetto Dreyfus da Emanuel Segre Amar.
La settimana scorsa i cittadini francesi residenti in America hanno ricevuto una lettera da Gérard Araud, ambasciatore di Francia negli USA, in risposta ai tragici attacchi terroristici di Parigi del 13 novembre. La lettera esprimeva orrore di fronte agli attacchi coordinati dell’ISIS diretti a colpire persone innocenti senza riportare però il nome dell’organizzazione terroristica e appellandosi all’unità e alla solidarietà durante questi difficili momenti. Ne è seguito un dibattito tra ebrei francesi nei social media a causa d’un passaggio particolare contenuto nella lettera.
Dopo aver espresso solidarietà col popolo francese ed aver sollecitato gli Stati Uniti ed il Presidente Obama ad “essere al nostro fianco nella lotta contro l’estremismo ed il terrorismo”, Araud scrisse: “Queste sono le basi del nostro modello di società che i terroristi cercano di distruggere: ieri i giornalisti e gli ebrei, ora i cittadini normali la cui unica colpa era di godersi la vita un venerdì notte a Parigi”.
Un Ebreo francese espatriato, Ron Agam, artista ed attivista di cittadinanza israeliana che ora vive a New York, ha postato su Facebook la sua indignazione: “Questa notte il popolo Francese negli USA ha ricevuto una lettera dall’Ambasciatore Francese a proposito degli eventi di Parigi. Con sorpresa ho appreso che io – in quanto ebreo – non sono un normale cittadino francese: io sono un Ebreo”.
Un altro Ebreo Francese, Schlomoh Brodowicz, un accademico immigrato in Israele, ha spiegato perché la dichiarazione dell’Ambasciatore è così oltraggiosa. “Questo signore (Araud) si suppone rappresenti la Francia in un’importante nazione che ospita la terza più grande comunità ebraica al mondo” ha detto. “E il suo messaggio pone gli Ebrei a parte rispetto agli altri cittadini francesi. Quando uno ricorda le stragi commesse dagli islamisti il 9 gennaio 2015 all’ipermercato Kosher -nel quale quattro ebrei che stavano facendo i loro acquisti per il sabato vennero uccisi- questo messaggio sembra dire: “Coloro che vennero uccisi mentre si godevano la vita venerdì notte erano cittadini normali, mentre quelli che vennero massacrati un venerdì pomeriggio durante lo shopping per il sabato non erano cittadini normali; loro erano solamente Ebrei”. Questo, dice Brodowicz, “ricorda un’osservazione simile fatta dell’allora Primo Ministro Raymond Barre dopo l’attacco armato alla sinagoga di Parigi nel 1980: “questo virulento attacco era diretto contro Israeliti che si recavano alla sinagoga, ma ha colpito anche cittadini Francesi innocenti che attraversavano la strada”.
Brodowicz ha continuato: “Abbastanza tristemente, una simile reazione da parte dell’Ambasciatore di Francia è in linea con l’atteggiamento del Quai d’Orsay (Ministero degli Esteri) nei confronti d’Israele. Il governo francese dovrebbe denunciare apertamente un documento diplomatico con un simile contenuto. Ma io dubito che a Laurent Fabius (il Ministro degli Esteri) importerà mai di ciò”.
Il capo redattore della Rivista Above, Nicolas Rachline, un ebreo francese residente negli USA, si è detto d’accordo. Il nipote di Lazar Rachline, un eroe delle Resistenza francese della seconda guerra mondiale e co-fondatore della Lega Internazionale contro il razzismo e l’Antisemitismo (LICRA) ha detto a The Algemeiner che “ancora una volta gli ebrei sono stigmatizzati come diversi, “non veramente” Francesi, come loro hanno creduto di essere nel corso degli anni”.
Egli ha detto che le risposte di questi giorni agli attacchi parigini gli ricordano una battuta di suo nonno che aveva l’abitudine di dire: “Hitler fugge dal bunker e abbandona la Germania. In seguito, in compagnia di un simpatizzante nazista dice, “La prossima volta farò fuori tutti gli Ebrei, ed anche i barbieri”. L’altro chiede, “E perché i barbieri?”
Brodowicz ha riconosciuto che Araud poteva non voler fare una distinzione tra Ebrei ed altri cittadini Francesi -avendo anche menzionato i “giornalisti” nello stesso modo, mentre si riferiva ai precedenti attacchi terroristici. Ma Brodowicz ha aggiunto: “mi viene da pensare che un diplomatico di così alto livello dovrebbe essere capace di scrivere un messaggio usando le giuste parole per farlo ben comprendere”.
Contattato da The Algemeiner per un chiarimento, l’Ambasciatore non è stato disponibile per un commento. “Come potete comprendere, è molto occupato in questi giorni” ha detto il suo assistente.
Domenica, mentre il Belgio continuava ad essere in uno stato di chiusura totale per la concreta minaccia terrorista, il Ministro della Giustizia Koen Geens ha fatto una dichiarazione simile a quella contro la quale Brodowicz e Rachline hanno obiettato: “Non sono più le Sinagoghe o i musei Ebraici o le stazioni di polizia”, ha detto Geens a proposito degli attacchi di Parigi, “Sono gli avvenimenti di massa e i luoghi pubblici ad essere diventati gli obiettivi”.