In un’intervista telefonica concessa all’emittente televisiva CNN Donald Trump, recentemente inseritosi nella corsa alla carica presidenziale con il partito repubblicano statunitense, ha affermato che nel Joint Plan Of Action, l’accordo firmato a Vienna fra le potenze mondiali e l’Iran sul suo programma nucleare, è prevista una clausola che obbligherebbe gli Stati Uniti a combattere al fianco dell’Iran nel caso in cui un qualsiasi Stato decidesse di attaccare la Repubblica Islamica.
Trump si è opposto all’accordo sin dall’annuncio delle sua candidatura ed ha criticato soprattutto la rimozione delle sanzioni, che a suo parere dovrebbero essere invece raddoppiate, e l’utilizzo del sistema di notificazione che avvertirebbe l’Iran ventiquattro giorni prima delle ispezioni alle sue centrali nucleari. Inoltre ha aggiunto: “C’è qualcosa nell’accordo con l’Iran che non credo le persone abbiano realmente capito: nessuno gli ha spiegato che se qualcuno attaccherà l’Iran dovremo andare a combattere al loro fianco. Questo include anche un ipotetico attacco israeliano? Si, se Israele attaccasse l’Iran saremo obbligati a schierarci contro Israele.”
L’amministrazione Obama al momento si è assicurata il voto favorevole di trentaquattro senatori, un numero che gli dovrebbe garantire la ratifica dell’accordo al Congresso prevista per questo mese.
Nel frattempo il Presidente Obama ha rassicurato il re saudita Salman rinnovando il suo impegno ad arginare qualsiasi minaccia alla sicurezza posta dal regime iraniano. Salman sarà ospite della Casa Bianca questa settimana in quella che sarà la sua prima visita ufficiale negli States da sovrano. Re Salman è fortemente contrario alla rimozione delle sanzioni che potrebbe permettere all’Iran di effettuare altre mosse destabilizzanti all’interno dello scacchiere mediorientale mettendo in pericolo anche il suo paese, il migliore alleato degli Stati Uniti fra i paesi arabi.
L’assenza di sanzioni economiche garantirebbe infatti alla Repubblica Islamica maggiori fondi e i sauditi temono che questi possano essere utilizzati per fomentare rivolte sciite nei paesi del Golfo come è già successo in Yemen. Obama dal canto suo è convinto che gli iraniani preferiranno concentrare le loro risorse nel migliorare le condizioni di vita della popolazione e rimettere in piedi un’economia azzoppata da decenni di sanzioni. I contrasti su questo tema fra i due portarono alla mancata presenza di re Salman al Summit di Camp David svoltosi a Maggio in cui Obama ospitò i leader degli Stati del Golfo.