La difesa della razza compie 79 anni. Il primo numero della rivista uscì il 5 agosto 1938 e fu stampata ogni due settimane fino al 1943 dalla casa editrice Tumminelli di Roma. Il primo direttore fu Telesio Interlandi. L’ultimo numero dei 117 totali è datato 20 giugno 1943, a poco più di un mese dalla caduta del fascismo in Italia.
La difesa della razza fu un strumento di propaganda fascista in cui si sosteneva la superiorità della razza ariana alla quale gli italiani sarebbero appartenuti. Italiani che venivano incitati a proteggersi dalle contaminazioni biologiche delle razze considerate inferiori, con cui il nostro paese era venuto a contatto.
La rivista si basava su idee e argomentazioni scevre di contenuti biologici e scientifici, puntando il dito contro il popolo ebraico e favorendo la sua discriminazione, accanto a una retorica dell’odio che colpiva tutti coloro considerati diversi.
Nello specifico gli ebrei furono banditi dalla vita pubblica, dall’esercito, dallo spettacolo e dalle scuole. In più, non fu data la loro la possibilità di intraprendere la carriera notarile o giornalistica, nonché avere domestici ariani.
La razza fu un tema molto dibattuto in sede costituente. E infatti nella Costituzione italiana l’articolo 3 recita:
“…Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali…”
79 anni dopo molto è cambiato, ma non tutto perché soprattutto nelle ultime settimane c’è chi in nome del fascismo e della presunta supremazia della razza ha compiuto azioni ignobili. Ultima in ordine di tempo i dirigenti di un hotel sulla riviera romagnola hanno rifiutato di assumere un ragazzo a causa del colore della sua pelle.