Eva Heyman sognava di diventare una fotoreporter e invece all’età di 13 anni è morta ad Auschwitz, assieme a mezzo milione di ebrei ungheresi. Prima di finire all’inferno voluto dai nazisti, iniziò a scrivere un diario, in cui per due mesi presero forma riflessioni e pensieri intimi di una bambina, che con i suoi piccoli occhi raccontava la situazione sempre più drammatica degli ebrei della cittadina di Nagyvarad, l’attuale Oradea, al confine tra Romania e Ungheria. Era il 13 febbraio 1944. L’ultima pagina delle memorie di quella piccola adolescente che voleva solo vivere è datata 30 maggio dello stesso anno. Da allora più nulla fino al 17 ottobre seguente, giorno in cui, secondo testimoni oculari, venne selezionata personalmente da Mengele per il forno crematorio.
Nel 1947, il diario di Eva venne fatto pubblicare da sua madre, la giornalista Agnes Zsolt, che riuscì miracolosamente a fuggire da Bergen-Belsen. Oggi viene proposto per la prima volta in italiano da Giuntina, con il titolo “Io voglio vivere”.
Dalle lettere riportate in appendice alla pubblicazione si legge che prima di essere deportata, Eva affidò il suo diario a una domestica cattolica della famiglia, Mariska Szabó che, a guerra terminata, lo consegnò direttamente ad Agnes.
“Mio piccolo Diario, io non voglio morire, voglio vivere anche se di tutto il distretto rimanessi soltanto io. Aspetterei la fine della guerra in una cantina o in una soffitta, o in un buco qualsiasi; mio piccolo Diario io mi lascerei baciare dal gendarme dagli occhi storti che ci ha portato via la farina, basta che non mi uccidano, che mi lascino vivere!”.
È l’ultimo lascito di Eva, una bambina che voleva solo vivere e fare la fotoreporter e invece è finita nell’orrore che l’uomo ha pensato, costruito e organizzato per uccidere il suo prossimo: Auschwitz.