Per la stampa e per il mondo della musica era David Zard. Per noi che abbiamo condiviso tanti momenti fin dà quando eravamo bambini e giocavamo ai giardinetti di via generale Amelio, la piazza delle carrozze, era e rimane Dodi.
Ricordo che quando si giocava e c’era una scommessa da fare diceva: mi tolgo un bottone dal trench se non vinco. E naturalmente vinceva lui.
Più di una volta ho cercato di coinvolgere Dodi nei miei progetti. Tra le occasioni ricordo quando lo invitai al Moked che si teneva a Jesolo e arrivo’ con Angelo Branduardi. Insistemmo fino a che Branduardi fu costretto a cantare assieme a noi un fuori programma. Eravamo qualche centinaio di persone tra giovani e famiglie.
Sempre aperto ad ascoltare e discutere le idee e critico sul modo in cui veniva organizzato e non supportato il mondo dello spettacolo. Pronto ad accogliere anche le proposte e le idee che sembravano pazze, come quella di portare Bob Dylan a Venezia a cantare in piazza San Marco, un paio di anni fa, prima ancora del Nobel. E se il progetto non si realizzò fu certo per la nostra incapacità.
Dodi sapeva scegliere il momento giusto e non ho dubbi che abbia scelto di lasciare questo mondo nel giorno di Shabbat Shira’, il sabato in cui leggiamo la Cantica del mare. Il canto ha segnato e ha contraddistinto le sue scelte e la sua vita. Penso che Dodi abbia voluto lasciarci questo come testamento: fino a quando canterete e canterete con il cuore sarete vivi e anche lui vivrà con noi.
Ciao Dodi, che il tuo ricordo sia in benedizione.
Mino