Nel Regno Unito lo scorso anno sono stati registrati più di mille episodi di antisemitismo, più di quelli avvenuti in Francia dove la popolazione ebraica è il doppio. L’epicentro dell’ebraismo inglese è Golders Green, un quartiere di Londra in cui abita circa un quinto dei duecentocinquantamila ebrei inglesi. Molte insegne dei negozi del quartiere hanno scritte in ebraico e rimangono chiusi il sabato per rispettare lo Shabbat. Sembra un piccolo paradiso per gli ebrei britannici ma questo idillio è minacciato dal corteo organizzato dai neonazisti per il 4 Luglio. Il loro leader Joshua Bonehill ha esplicitamente promesso che “si bruceranno libri ebraici e distruggeremo bandiere israeliane per protestare contro i privilegi ebraici.”
Nonostante le proteste la polizia si è rifiutata di annullare la manifestazione che molti credono sarà nient’altro che un tentativo di intimidire gli ebrei nel cuore della loro comunità. Il premier David Cameron ha affermato che la libertà di espressione dei neonazi sarà garantita ma ha avvertito che qualsiasi azione molesta o minacciosa sarà perseguita duramente dalla giustizia.
L’estrema destra non è mai stata una grande preoccupazione per gli ebrei inglesi ma questi ultimi hanno paura di una pericolosa commistione fra neonazisti ed estremisti musulmani, i veri protagonisti delle aggressioni avvenute nell’ultimo anno. Per ora l’unica risposta a cui hanno pensato gli abitanti di Golders Green è una contro-protesta vestiti con i colori della bandiera israeliana.
Golders Green ha rappresentato per molti la salvezza: questo quartiere negli anni ha ospitato e accolto prima gli ebrei europei in fuga dalle persecuzioni naziste degli anni ’30 e ’40, poi quelli espulsi dai paesi arabi del Medio Oriente in seguito alla fondazione dello Stato d’Israele. A differenza dei principali quartieri ebraici europei la maggioranza degli abitanti non sono religiosi ortodossi e le istituzioni come sinagoghe e scuole ebraiche non hanno bisogno di uomini dell’esercito a protezione.