La Lazio ha vinto il derby sul campo contro la Roma, ma ha perso ancora una volta la possibilità di dare un calcio all’antisemitismo.
Parte dei tifosi biancocelesti presenti in Curva Nord, infatti, hanno cantato cori contro gli ebrei “per quattro volte durante e dopo il derby”. In una di queste erano presenti i giocatori biancocelesti andati a festeggiare il successo sotto la curva.
Per questo il giudice sportivo di Serie A ha chiesto un’istruttoria rapida alla procura della Federcalcio per fare su quanto accaduto domenica scorsa all’Olimpico, dopo la segnalazione degli ispettori hanno sentito e scritto tutto nel referto.
I cori intinati sono stati “giallorosso ebreo” e, più volte: “In sinagoga vai a pregare, ti farò sempre scappare, romanista vaff…”. (Clicca qui per il video)
La società del Presidente Claudio Lotito ha espresso condanna per l’ennesimo episodio di antisemitismo di cui si macchia il cuore del tifoso laziale.
Attraverso un comunicato la Lazio ha scritto di aver:
“Sempre condannato con la massima fermezza ogni espressione di antisemitismo e di razzismo che si manifestano ormai nella quasi totalità delle partite e in tutti gli stadi d’Italia”.
Comunicato in cui, inoltre, è scritto che certi “non fanno parte” della cultura laziale e 2non rappresentano” la tifoseria biancoceleste.
La Lazio ha sottolineato che i calciatori sono andati sotto la curva esclusivamente per festeggiare la vittoria:
“Non certo per legittimare eventuali cori di alcuni gruppi, neppure compresi e certamente non condivisi”.
Condannare i tifosi della Lazio che hanno cantato cori antisemiti deve essere un obbligo civile e morale. Ma non basta.
Puntare il dito contro i giocatori della Lazio, di cui non si sa se abbiano capito il coro antisemita rischia di diventare una bega sportiva. Si potrebbe fare, ma non basterebbe.
Ciò che dobbiamo fare è tornare indietro al 2017, quando il gip di Roma Ezio Damizia sentenziò che il coro “Giallorosso ebreo” non fosse reato perché la “finalità” era quella “di deridere la squadra avversaria ed è ricollegabile allo storico antagonismo” tra Lazio e Roma.
Una sentenza assai discutibile, che ha creato un’alibi a chi vuole nascondere il proprio odio religioso con quello sportivo.