Cori antisemiti sono stati cantati dai tifosi della Lazio contro il Sassuolo nell’ultima giornata di campionato. Dopo il secondo gol della squadra di Sarri firmato da Felipe Anderson, dalla parte del Mapei Stadium dedicata ai supporters biancocelesti è stato intonato:
“Romanista vaff.. in sinagoga vai a pregare e ti farò sempre scappare”.
Un coro udito anche in occasione dell’ultimo derby giocato contro la Roma. Nulla di nuovo, quindi. Così come non lo sono le dimostrazioni antisemite che negli anni hanno contraddistinto il cuore del tifo laziale.
Così come non lo sono le chiusure della Curva Nord della Lazio, come quella dell’8 gennaio scorso in occasione della gara casalinga contro l’Empoli, arrivata per gli insulti razzisti da parte dei tifosi laziali presenti alla trasferta di Lecce, in cui sono stati presi di mira i giocatori avversari Umtiti e Banda.
Etichettare tutto il tifo della Lazio come antisemita sarebbe ingiusto perché andrebbe a toccare la parte sana della tifoseria.
Rispondiamo subito alla domanda: perché questa parte sana non si ribella?
Chi frequenta gli stadi italiani sa che la ribellione in questione non porterebbe a nulla. Anzi, i “ribelli” potrebbero diventare soggetti a ripercussioni.
Perché si dovrebbe chiedere a semplici tifosi di fare quello che le autorità non riescono/vogliono a fare?
Non solo, perché etichettare tutto il tifo della Lazio come antisemita sarebbe anche inutile, perché quei tifosi, che cantano cori antisemiti, sono presenti allo stadio massimo 4-5 volte al mese, nei restanti giorni fanno quello che fanno le persone “perbene”: lavorano, fanno la spesa, vanno al cinema.
Siamo sicuri che circoscrivere tutto al calcio e nello specifico al tifo laziale siano un passo decisivo per risolvere questa piaga sociale?
Perché di piaga sociale si tratta. Non è una piaga esclusivamente calcistica.
I cori antisemiti vanno condannati. Vanno individuati i responsabili e puniti, forse non solo con una mancata partecipazione allo stadio nel corso di una partita…
Quando parliamo di antisemitismo e calcio in Italia, non ci stancheremo mai di scrivere che nel 2017 il gip di Roma Ezio Damizia prosciolse due tifosi laziali per aver cantato in una gara contro il Catania il coro “giallorosso ebreo”, perché “il fatto non sussiste”.
Coro che secondo Damizia aveva “la finalità di deridere la squadra avversaria ed è ricollegabile allo storico antagonismo” tra Lazio e Roma.