Un libretto antisemita è stato disponibile per i fedeli di una chiesa fino a pochi giorni fa. Lo spiacevole episodio è andato in scena a Cesena, nella chiesa dei Servi.
Autore del testo incriminato è stato don Giorgio Maffei, morto all’età di 94 anni a Rimini, dove aveva trascorso gli ultimi 13 anni della sua vita al Priorato Madonna di Loreto. Seguace dell’ arcivescovo ultraconservatore Lefebvre, Don Maffei ha esercitato la professione del sacerdote per 63 anni.
Nell’opuscolo da lui scritto, si poteva leggere un’invettiva molto dura contro gli ebrei. Poteva perché per un “motivo misterioso” il libretto è stato fatto sparire da qualcuno di cui non si conosce l’identità.
Ma cosa è scritto in questo opuscolo? Un vero e proprio sentimento di odio antiebraico:
“Anche gli ebrei di oggi sono colpevoli della morte del Signore, anche gli ebrei di oggi sono crocifissori di Cristo, anche gli ebrei di oggi sono deicidi. I delitti commessi contro di loro, per quanto tremendi, non sono nemmeno confrontabili col deicidio commesso. Le persecuzioni che hanno subito non rendono innocente tutto il loro passato, con le loro feroci persecuzioni contro i primi cristiani e tutte le mene e le trame politiche religiose, sociali e finanziarie, fino all’epoca moderna, fino a spiegare, se non giustificare, la reazione nazista, anche se se ne deve disapprovare e condannare la brutalità disumana”.
Questa avversione nei confronti degli ebrei rimanda ad alcuni decenni fa, quando nella preghiera del Venerdì santo era ancora presente la locuzione latina:
“Oremus et pro perfidis Judaeis ut Deus et Dominus noster auferat velamen de cordibus eorum; ut et ipsi agnoscant Jesum Christum, Dominum nostrum. Omnipotens sempiterne Deus, qui etiam judaicam perfidiam a tua misericordia non repellis: exaudi preces nostras, quas pro illius populi obcaecatione deferimus; ut, agnita veritatis tuae luce, quae Christus est, a suis tenebris eruantur”.
La locuzione latina, presente dal VI secolo fino al XX secolo, con cui i fedeli cristiani pregavano per la conversione dei giudei. Si deve a Papa Giovanni XXIII l’abolizione dei termini “perfidis” e “perfidiam” nel 1959.
Abolizione che porta con sé una considerazione:
si può togliere l’odio nella carte ufficiali, ma non dalle mente e da cuori di molte persone.