Gerusalemme è e rimane il centro della santità monoteista e il maggiore punto di frizione fra ebraismo, islam e cristianesimo. Israele controlla la Moschea di al-Aqsa dal 1967 e da quel momento protegge la sua integrità e permette ai musulmani di pregarvi. Molti rabbini israeliani hanno chiesto al pubblico israeliano di evitare di recarsi al Monte del Tempio per via della sua sacralità.
Il Movimento Messianico, un gruppo sotto la costante vigilanza dello Shin Bet, sta davvero minacciando l’integrità della Moschea? Oppure si tratta di deliberata propaganda da parte dei movimenti islamici? Nel secondo caso, qual è il contenuto di questa propaganda? Si tratta dell’originale percezione islamica? Esiste la possibilità che gli scontri a Gerusalemme sfocino in un’altra Intifada simile a quella del 2000?
Non esisteva nessun Tempio
Un recente articolo pubblicato sul giornale palestinese Al-Hayat Al-Jadida riportava che “i genitori del Primo Ministro Benjamin Netanyahu, il quale rivendica l’ancestrale diritto del popolo ebraico alla terra d’Israele, arrivarono dalla Polonia. Né loro né altri hanno un qualsiasi legame a questa terra, nemmeno tremila anni fa. Non c’è nessuna connessione con la tribù di Israele, un’antica tribù arabo-yemenita.” L’articolo poi prosegue affermando che l’esistenza del Grande Tempio degli ebrei è un’invenzione dei sionisti e degli americani e che non ci sono prove a supporto di questa tesi.
A Nazareth è stato stampato un libro in lingua araba dal titolo “The Guide to al-Aqsa: First Direction of Prayer, Second Mosque and Third in Its Sanctity after the Two Mosques”. Questa opera è in vendita nelle librerie sia in Israele che nei paesi arabi e probabilmente si trova sulle mensole di molte case di fedeli musulmani.
Prima di tutto spieghiamo il titolo: secondo la tradizione musulmana la Moschea di al-Aqsa fu la direzione verso cui inizialmente pregava Maometto prima che Allah gli comandasse di cambiare verso la Kaaba alla Mecca. Al-Aqsa è stata la seconda Moschea costruita nel mondo dopo la Kaaba ed è il terzo luogo più sacro per l’Islam dopo la Moschea della Mecca e quella in cui Maometto è sepolto a Medina. Nell’introduzione del libro lo sceicco Raed Salah scrive che “non esistevano Chiese o Sinagoghe prima di al-Aqsa. La pretesa per cui c’era una Sinagoga nel luogo sacro non ha senso. Il diritto alla Moschea di al-Aqsa appartiene esclusivamente ai musulmani e gli ebrei non avranno nessun diritto e nemmeno una pietra di quel luogo fino al Giorno del Giudizio.”
Più avanti nel libro l’autore utilizza molti argomenti contro l’esistenza del Tempio ebraico: in primo luogo al-Aqsa sarebbe stata costruita ai tempi del primo essere umano, molto tempo prima del regno di Salomone, e, in secondo luogo, non esistono resti di tale Tempio. Per rafforzare la sua tesi cita l’archeologo Eilat Mazar che ha affermato che non esistono informazioni certe sul Tempio. L’autore però fornisce una spiegazione che contraddice le precedenti affermazioni spiegando che i musulmani sono gli unici che meritano l’eredità dei re David e Salomone che secondo lui adoravano Allah.
Questo tipo di propaganda non si limita ad Israele. Anche la pagina Wikipedia in lingua araba sul Tempio ebraico riporta le affermazioni dell’archeologo Israel Finkelstein che nega qualsiasi collegamento fra il popolo ebraico e Gerusalemme, una pretesa del tutto inventata. Lo stesso articolo sostiene che “secondo la religione musulmana il Tempio di Salomone non è sotto la Moschea di al-Aqsa e che questa è una storia inventata dagli ebrei come scusa per distruggere la Moschea.”
Navigando online si possono trovare domande da parte di musulmani provenienti da tutto il mondo dirette ad esperti religiosi in cui si chiede di Gerusalemme della Moschea di al-Aqsa. I musulmani stessi sono ben consapevoli del fatto che Israele e Gerusalemme furono conquistati con la forza all’Impero Bizantino nel diciassettesimo secolo. Secondo il Corano Israele fu promessa al “popolo d’Israele”. Secondo la tradizione musulmana è stato Giacobbe a costruire la Moschea di al-Aqsa. Gli ebrei però avrebbero peccato e di conseguenza perso qualsiasi diritto su Israele, concesso invece a coloro che adorano solo Allah, ovvero i musulmani. Per quanto riguarda la questione del chi abitasse per primo Israele spesso viene usata la storia dei Cananei: un popolo che, secondo le rivendicazioni nazionaliste arabe, non era altro che una tribù araba originaria della Penisola Araba che viveva lì da millenni prima dell’arrivo del Regno d’Israele.
Compiacenza Araba
La rete televisiva del Qatar, al-Jazeera, riguardo agli scontri alla Moschea ha mandato in onda uno speciale segmento chiamato “Cosa è richiesto agli arabi e ai musulmani per quanto riguarda al-Aqsa?” in cui sono intervenuti analisti e giornalisti provenienti da Iraq, Mauritania e Libia ed esponenti dell’Autorità Nazionale Palestinese. Le affermazioni sono state simile a quelle riportate sopra e, in generale, hanno accusato il mondo musulmano di compiacenza nei confronti della questione palestinese. La Lega Araba e l’Organizzazione per la Cooperazione Islamica si accontenterebbero di rivolgere condanne e minacce che non incidono su Israele. L’Egitto invece è accusato di stringere il blocco su Gaza invece di aiutare i palestinesi, le nazioni arabe troppo impegnate con i problemi interni arrivati con le Primavere Arabe. In effetti, se esploriamo i media del mondo arabo troviamo titoli che si occupano di altre questioni: la crisi dei rifugiati in Europa, la minaccia ISIS, l’arrivo delle truppe russe in Siria, la sopravvivenza del regime di Bashar al-Assad e la minaccia iraniana.
I governi locali arabi si occupano di questioni diverse: l’Egitto è impegnato con il suo nuovo governo, il Libano è alle prese con una crisi presidenziale e con la rimozione dei rifiuti da Beirut, gli Stati del Golfo si stanno concentrando sulla guerra in Yemen. Naturalmente il paese più disturbato dai tumulti ad al-Aqsa è la Giordania che ha una maggioranza palestinese sul suo territorio. Il quotidiano giordano Ad-Dustour ha pubblicato una notizia che riportava la minaccia dello sceicco Raed Salah di una Terza Intifada. Ma ha ragione?
I timori di un’altra Intifada
Il mondo arabo è disturbato dall’anarchia creata dalle rivoluzioni arabe e non è interessato a un’ulteriore escalation. Un conflitto ad al-Aqsa potrebbe portare distruzione come avvenne con la Prima Intifada del 1987 e con la Seconda del 2000.
Le dichiarazioni del Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas di mercoledì scorso sono state senza dubbio mirate ai palestinesi di Gerusalemme Est: “Uno Stato palestinese non potrà mai essere formato senza Gerusalemme Est occupata nel 1967.” Inoltre ha affermato che “la Chiesa del Santo Sepolcro e al-Aqsa sono nostre e non lascerò che contaminino la terra con i loro piedi sporchi.” Abbas ha elogiato il “Morabitun”, un gruppo di attivisti palestinesi che soggiornano regolarmente presso l’area della Moschea proteggendola dalle “profanazioni”.
Nonostante tali dichiarazioni ci sono state molte critiche per il fatto che, in pratica, è la polizia palestinese a fermare con violenza le rivolte che dalla West Bank si riversano a Gerusalemme. La preoccupazione all’interno di ANP è che una Terza Intifada indebolirebbe il suo dominio e che Hamas potrebbe sfruttare tutto ciò per un colpo di Stato.
Nel mondo arabo, in particolare in Giordania, ci sono stati tentativi di disinnescare la situazione in via diplomatica con la mediazione americana, come se le sommosse motivate religiosamente potessero responsabilizzare i Fratelli Musulmani e mettere in pericolo la monarchia hashemita in Giordania. Alcuni media in lingua araba hanno rivolto anche pesanti critiche al Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi che ha scelto in questo momento di inondare i tunnel di Gaza.
Nessuna Terza Intifada è attualmente all’orizzonte, e l’Autorità Nazionale Palestinese non ha, a differenza del 2000 quando la guidava Arafat, nessun interesse ad avviare un conflitto. Nonostante le difficoltà in West Bank non sono interessati a un deterioramento della situazione simile a quello avvenuto nella Striscia di Gaza o a quello avvenuto in Siria e Iraq per mano dell’ISIS.
In un ambiente così esplosivo sarebbe saggio per entrambe le parti, ebrei e musulmani, combattere insieme le radici dell’odio. Mentre nelle scuole ebraiche gli insegnanti fanno studiare i luoghi sacri per l’Islam e la loro natura sensibile, a Gerusalemme Est i leader di ANP, i leader religiosi e gli educatori negano ogni relazione fra il popolo ebraico e Gerusalemme.
Sono stati i leader del mondo islamico medievale come il califfo Omar e Saladino a tollerare le minoranze ebraiche e cristiane e a permettere agli ebrei di vivere a Gerusalemme e pregare sul Monte del Tempio. Muhammed ibn Jarir al-Tabari, il più grande storico islamico di epoca medievale, ha osservato nei suoi scritti l’arrivo degli ebrei in Israele, i regni di Davide e Salomone, i due templi, e la decisione del Califfo Omar di costruire la Moschea sul Monte del Tempio dopo essersi consultato con l’ebreo convertito Ka’b al-Ahbar nei pressi proprio del sito dove sorgeva il Tempio distrutto.
Articolo originale di Yaron Friedman pubblicato su Ynet.