“Boia chi molla”, polemica per il motto fascista rievocato dal sindaco di Rieti Cicchetti

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“Boia chi molla”, polemica per il motto fascista rievocato dal sindaco di Rieti Cicchetti

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È bufera sul sindaco uscente di Rieti, Antonio Cicchetti, che ha rievocato il motto fascista “boia chi molla”.

Già dirigente del Fronte della gioventù e militante del Msi, Chicchetti è stato ritratto in un video in cui, nel corso di un’iniziativa elettorale del candidato per il centrodestra alle prossime amministrative, Daniele Sinibaldi, ha detto:

“Dobbiamo andare avanti al grido di battaglia, che è sempre il solito: boia chi molla”.

La platea, evidentemente, era quella giusta, perché al motto sono scoppiati gli applausi dei presenti, di cui facevano parte colonnelli, amministratori locali e simpatizzanti di una certa parte della destra.

Contro il motto fascista rievocato da Cicchetti si sono schierati Emanuele Fiano del Pd, e il presidente della Commissione Giustizia della Camera, Mario Perantoni, cui il direttore interessato ha risposto:

“Fiano? Lui ha coda di paglia lunga un chilometro, è l’unico di cui non mi interessa affatto il giudizio, come anche di Perantoni, che non so neanche chi sia”.

Antonio Cicchetti ha rimandato al mittente le accuse di fascismo:

“Ma quale fascismo, citando il motto ‘Boia chi molla’, mi riferisco ai giovani di Reggio Calabria, ai ragazzi che resistettero nel 1970, io sono nato nel 1952, non c’entro nulla con il fascismo. Il mio era solo un invito a non mollare in campagna elettorale, un insegnamento ai giovani, a non sentirsi sicuri della vittoria, a non trascurare la campagna elettorale, nulla più. Ma quale fascismo, io non sono neanche di fratelli d’Italia, io sono di Forza Italia”.

Come se essere di Forza Italia e non di Fratelli d’Italia possa essere una giustificazione per simili rievocazioni di una delle pagine nere della storia del nostro paese.

Quanto accaduto a Rieti è di estrema gravità. Da una parte perché fotografa la situazione in determinate amministrazioni locali e dall’altra perché avviene in una provincia del Lazio, che vanta più di 45mila abitanti.

È incredibile che a decenni dalla fine del fascismo, stiamo a qui a raccontare rievocazioni che poi vengono ritrattate per opportunità.

 

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