Shoah, leggi razziali e nazismo. Dovrebbero far parte di una storia separata, come tutte le tragedie che hanno colpito l’uomo. L’enorme portata degli eventi dovrebbe portare a un rigoroso silenzio e a un rispetto come si deve in questi casi.
E invece no, il condizionale viene spazzato via da alcuni paragoni che fanno rabbrividire. Lo sgomento aumenta se a farli sono due esponenti della classe politica italiana.
L’ex premier e presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi in occasione delle celebrazioni del 25 aprile, parlando della possibilità di un governo a guida M5S ha detto:
“Siamo di fronte a un grave pericolo. L’altro giorno stavo dando una mano a delle persone e gli ho chiesto come si sentissero di fronte a questa formazione politica, che non si può certo definire democratica. Uno mi guarda negli occhi e mi dice ‘credo che ci sentiamo come gli ebrei al primo apparire della figura di Hitler‘”.
Gli ha fatto eco il presidente della Campania Vincenzo De Luca:
“Il Pd vive come gli ebrei negli anni delle leggi razziali: braccati, umiliati e senza patria”.
Che la situazione politica italiana viva un momento di stallo è cosa nota. Dalle elezioni del 4 marzo a oggi la formazione di un governo è diventata sinonimo di una montagna da scalare. Ma che la difficoltà di alcuni partiti debbano essere paragonate alla situazione degli ebrei in Europa a cavallo delle due guerre mondiali, non è giustificabile.
Lo staff di Berlusconi si è affrettato a dire che le parole dell’ex Cavaliere non sono sue ma riportate, ma questo non ha evitato le polemiche, in considerazione del fatto che già nel 2013 il presidente di Forza Italia per spiegare il presunto clima ostile intorno ai suoi figli, si lanciò in questo paragone: “I miei figli come ebrei sotto Hitler”.
Fatti storici come Shoah, leggi razziali e nazismo non dovrebbero subire strumentalizzazioni o paragoni strampalati. Non dovrebbero e invece…