Il tribunale di Gand ha assolto Herman Brusselmans, incriminato per incitamento all’odio razziale, negazionismo e razzismo.
Nell’agosto 2024 lo scrittore e opinionista belga aveva scritto un editoriale pubblicato in un magazine satirico, commentando così la guerra scaturita dal massacro del terrorismo arabo-palestinese contro i civili del sud d’Israele il 7 ottobre 2023.
“Vedo l’immagine di un ragazzo palestinese che piange e urla, completamente fuori di sé, che chiama sua madre che giace sotto le macerie, e immagino che quel ragazzo sia mio figlio Roman, e la madre sia la mia ragazza Lena, e mi arrabbio così tanto che vorrei infilare un coltello affilato nella gola di ogni ebreo che incontro”.
E ancora:
“Naturalmente, bisogna sempre ricordare: non tutti gli ebrei sono assassini omicidi, e per dare forma a questo pensiero immagino un anziano ebreo che si trascina per la mia strada, vestito con una camicia sbiadita, pantaloni di cotone finto e vecchi sandali, e mi dispiace per lui e quasi mi vengono le lacrime agli occhi. Un attimo dopo però gli auguro di andare all’inferno”.
Il giudice ha dichiarato nella sentenza che:
“La Corte riconosce che alcuni membri della comunità ebraica possano essersi offesi ma le opinioni dell’autore sono protette dalla libertà di espressione”.
Menachem Margolin, rabbino e presidente dell’Associazione Europea Ebraica, non ha utilizzato mezze parole per esprimere il proprio disappunto:
“La giustizia belga ha stabilito oggi un grave precedente: le leggi sui crimini di odio sono flessibili e quando riguardano gli ebrei diventano improvvisamente malleabili, l’incitamento all’odio e ai delitti possono essere reinterpretati, scusati e anche legittimati – almeno quando l’obiettivo sono gli ebrei”.
Usare parole migliori e più convincenti di quelle Margolin rischierebbe di diventare un esercizio di una vanità di cui non abbiamo bisogno.