Bari-Isis, un legame sempre più evidente che emerge dalle indagini condotte sul terrorismo islamico in Italia. Alcuni jihadisti, infatti, hanno abitato o transitato nel capoluogo pugliese prima di raggiungere i Balcani, una delle culle del fondamentalismo islamico in Europa.
Bari dove a un operaio di 35 anni, cittadino italiano ma di origini albanesi, sono stati imposti dal tribunale della città: sorveglianza speciale d’urgenza per due anni, il ritiro del passaporto e di ogni altro documento valido per lasciare il nostro paese.
Motivo? Perché nel suo pc e nel suo cellulare, la Digos di Bari ha trovato foto che lo immortalavano con un fucile e sui social non nascondeva la sua esaltazione per gli attentati terroristici commessi dai militanti dell’Isis. Fra i numerosi video condivisi dall’uomo era presente anche quello dell’intervista di Anjem Choudary, in cui il fondamentalista islamico ammoniva l’Italia e annunciava che lo Stato Islamico avrebbe conquistato Roma e imposto la sharia nelle nostre città.
Ma non solo, perché l’attività social dell’operaio era condita anche da commenti aberranti, come l’idea secondo cui il vero terrorismo fosse quello dei governi europei, e dalla visualizzazione di Assassin’s Creed, un videogioco in cui le voci originali sono sostituite da altre che esaltano l’Isis e puntano il dito contro la Gran Bretagna, accusata di aver distrutto il primo Califfato dell’Impero Ottomano.
Al 35enne è stato disposto anche quella che i media hanno già ribattezzato “deradicalizzazione”: lo studio dei valori della religione islamica, atto a distinguere gli insegnamenti dell’Islam senza derive fondamentaliste o propagandiste di matrice islamica.
La Polizia ha spiegato questa modalità di combattere il terrorismo:
“Questo approccio di tipo preventivo – giudiziario – ha rappresentato un’assoluta novità in relazione alla lotta al terrorismo internazionale riferito a condotte apologetiche del Daesh, così come altro aspetto di assoluta novità è certamente rappresentato dalla previsione da parte della Procura di una prescrizione tesa al concreto recupero sociale, attraverso un percorso socio-spirituale di “de-radicalizzazione” con il coinvolgimento di una idonea guida religiosa da individuare con l’ausilio di referenti qualificati dell’associazionismo islamico istituzionalizzato della provincia di Bari”.
Non solo fronteggiare il terrorismo islamico con la repressione, ma anche con un’attiva sociale che spezzi il reclutamento di altri giovani e la propaganda dell’Isis.