Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon si è dichiarato contrario all’iniziativa della nuova Freedom Flotilla, la quale vorrebbe sfidare il blocco navale israeliano della Striscia di Gaza nei prossimi giorni, perché secondo lui non contribuirà in nessun modo a migliorare le condizioni umanitarie nell’enclave palestinese. Lo ha dichiarato il Sottosegretario Jeffrey Feltman in una riunione del Consiglio di Sicurezza.
“Il Segretario crede che la Flotilla non aiuterà le terribili condizioni di Gaza. Abbiamo ribadito a Israele il nostro appello per revocare il blocco ma dobbiamo considerare legittime le preoccupazioni degli israeliani per quanto riguarda la sicurezza.”
Questa presa di posizione è in parte dovuta alla richiesta dell’ambasciatore israeliano all’ONU Ron Prosor di condannare l’iniziativa prima che le tre navi tentino di forzare il blocco navale perché azioni del genere non fanno altro che aumentare le tensioni nella regione. Per Israele l’unico scopo della Freedom Flotilla è quello di provocare una reazione violenta per mettere in cattiva luce lo Stato ebraico.
Si tratta dell’ennesima edizione della Flotilla: cinque anni fa il tentativo di raggiungere le spiagge di Gaza via mare finì con dieci attivisti turchi morti dopo un duro scontro con le forze di sicurezza israeliane. Per evitare il verificarsi di uno scenario simile Israele ha chiesto ai paesi europei del Mediterraneo di fermare le imbarcazioni prima che queste partano dai loro porti.
A guidare la Freedom Flotilla sarà un peschereccio svedese che ha recentemente fatto scalo a Messina. Secondo gli attivisti il carico destinato a Gaza contiene pannelli solari e forniture mediche fondamentali nella ricostruzione e nelle cure dei feriti. Tra i partecipanti ci sono il parlamentare israeliano Basel Ghattas, l’ex Presidente tunisino Moncef Marzouki, l’europarlamentare spagnola Ana Maria Miranda Paz e alcuni famosi giornalisti di al-Jazeera.
Feltman inoltre ha aggiunto che il Segretario Generale è molto preoccupato per i prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. In particolare ha menzionato il caso di Khader Adnan, un membro del gruppo Jihad Islamica in sciopero della fame da circa due mesi.
Infine una piccola nota sul resoconto sulla guerra a Gaza del 2014 del Consiglio per i Diritti Umani: “speriamo che questo rapporto serva a fare giustizia in nome delle vittime dello scorso anno e che incoraggi le parti a impegnarsi in una seria riflessione sui loro comportamenti.”