Sui giornali israeliani è stata pubblicata una notizia, come al solito ignorata da quelli italiani e in generale occidentali, che dice molte cose sullo stato dei rapporti fra arabi e Israele e sul modo in cui funziona l’Autorità Palestinese. La storia è questa, come la riferisce il Jerusalem Post :
“Nel primo caso di questo tipo, un tribunale israeliano nel luglio 2017 aveva stabilito che 51 palestinesi torturati dall’AP per aver collaborato con Israele potevano citare in giudizio l’autorità per i danni. Quella sentenza di 1.860 pagine, basata su decine di testimoni […] ha coinvolto cittadini palestinesi [venuti] davanti ai tribunali dell’ ”occupazione” israeliana per ottenere giustizia per i maltrattamenti subiti da parte delle forze dell’ordine della stessa Autorità Palestinese [di cui sono cittadini]. Nella decisione del luglio 2017, la Corte distrettuale aveva sentenziato che le autorità dell’Autorità Palestinese hanno torturato vari querelanti “picchiandoli su tutte le parti del corpo, colpendoli con tubi di piombo, spegnendo sigarette sui loro corpi, appendendoli in posizioni di tortura per ore e affamandoli.” Alcuni dei querelanti “sono stati esposti anche a caldo e freddo estremi, o acqua estremamente calda o fredda è stata gettata su di loro” e le autorità hanno ordinato ai medici di estrarre loro denti sani invece di curare i denti malsani. L’Autorità Palestinese […] ha negato che il suo personale abbia effettuato torture. Ma essa ha alternativamente affermato di avere il diritto di arrestare e sottoporre a pressione alcuni detenuti che mettevano in pericolo la sua sicurezza e i suoi interessi vitali spiando o cooperando con Israele. Sosteneva inoltre che Israele non aveva giurisdizione sui palestinesi, dal momento che erano cittadini della AP. La corte ha stabilito che se i palestinesi stavano cooperando con Israele per contrastare attacchi terroristici, l’AP era obbligata a collaborare secondo gli accordi di Oslo. Di conseguenza, la corte ha affermato che essa non può trattare tali palestinesi come criminali, né tanto meno torturarli. Inoltre, la corte ha scoperto che in alcuni casi l’AP aveva arrestato i palestinesi mentre erano all’interno della Linea Verde, o aveva arrestato arabi israeliani. In entrambi i casi, la corte ha dichiarato che essa, secondo gli accordi di Oslo, non poteva farlo.
La AP aveva impugnato tutte le decisioni della Corte distrettuale dinanzi alla Corte suprema, chiedendo che le decisioni della corte inferiore fossero bloccate fino alla decisione del ricorso. Il giudice della Corte Suprema Yosef Elron ha respinto l’appello, il che significa che essa è ora obbligata dalla legge israeliana a pagare senza indugio i 51 palestinesi – sebbene ci siano molti dubbi su come i querelanti possano realisticamente riscuotere il loro credito. Sperando di dissuadere la corte, l’Autorità Palestinese aveva avvertito che il risarcimento dei danni e, probabilmente, di danni futuri molto maggiori (I 14 milioni dei NIS riguardavano solo l’imprigionamento illegale, poca cosa rispetto ai danni che la Corte distrettuale potrebbe in seguito attribuire per la piena responsabilità di tortura.), potrebbe causare il collasso dell’Autorità Palestinese. […] Inoltre, l’Autorità Palestinese ha sostenuto che […] ottenere quei soldi potrebbe essere quasi impossibile da tanti querelanti, molti dei quali sono apolidi e potrebbero “sparire nel nulla” [inquietante osservazione].Questi argomenti sono stati respinti dalla Corte Suprema.”
Queste due sentenze di una giustizia notoriamente del tutto indipendente e spesso in conflitto con il governo Netanyahu, stabiliscono alcuni fatti che bisognerà far conoscere il più possibile ai “sostenitori del popolo palestinese”, soprattutto di quelli progressisti, garantisti, umanitari:
1. L’autorità palestinese tortura sistematicamente i suoi sudditi, come i peggiori regimi fascisti (qui ci sono altre prove di origine palestinese sull’uso della tortura da parte dell’AP).
2. I suoi cittadini (o piuttosto sudditi), se vogliono giustizia contro gli arresti illegali e le tortura delle forze dell’ordine dell’AP, non si rivolgono ai tribunali dell’AP, ma a quelli israeliani. In questo processo ce n’erano a decine.
3. L’AP, anche se a livello internazionale ostenta di essere uno stato, dunque al di fuori della giurisdizione dei tribunali di un altro stato, accetta il giudizio dei tribunali israeliani e ammette di non essere una realtà statuale.
4. Mentre dichiara solennemente che non cesserà mai di pagare lauti stipendi ai terroristi, che quantomeno sono colpevoli di omicidio o tentato omicidio, e alle loro famiglie, sostiene di non avere i soldi per risarcire i suoi cittadini che ha torturato
5. e di alcuni di questi fa capire obliquamente che potrebbe farli “sparire nel nulla”. Minaccia chiaramente mafiosa.
Io credo che sia difficile per qualsiasi persona perbene appoggiare un movimento che si comporta in questo modo. Eppure le piazze “di sinistra” che sventolano bandiere palestinesi e gridano “Israele assassino” sono diffuse in mezzo mondo.
Per finire con una buona notizia, anche se l’AP sta cercando di evadere i risarcimenti che deve le sue vittime, ci ha pensato la giustizia israeliana, sequestrando a questo scopo una quota dei dazi dall’import/export dei territori amministrati da Ramallah che sono raccolti da Israele dato che l’AP non è in grado di svolgere neppure questa minima funzione statale.