Auschwitz, estremisti polacchi tentato di forzare l’ingresso

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Auschwitz, estremisti polacchi tentato di forzare l’ingresso

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La Polonia non ha fatto i conti con la propria storia e con la Shoah. Le polemiche dello scorso anno per la legge sull’Olocausto – poi rivista – altro non è che la spia di un sentimento crescente nella pancia del paese.

Quel sentimento estremo che è sfociato nella protesta dei nazionalisti polacchi all’ingresso di Auschwitz nel giorno della commemorazione per i 74 anni della liberazione del campo da parte delle truppe sovietiche.

Guidati da Piotr Rybak, che nel 2015 bruciò un fantoccio raffigurante un ebreo ortodosso nel corso di una manifestazione a Wroclaw, gli estremisti hanno accusato il governo di ricordare solo gli ebrei morti e non i cittadini polacchi vittime del lager.

E già qui ci sarebbero le basi per una contestazione: delle oltre 1,1 milioni di persone uccise a Auschwitz il 90% erano ebrei, molti dei quali polacchi, in più la cerimonia è stata fatta in memoria di tutte le vittime. Forse i nazionalisti non considerano gli ebrei polacchi come polacchi “autentici”?

C’è, però, un ulteriore indicatore del crescente sentimento nazionalista sopra citata. All’interno del campo, il premier polacco Mateusz Morawiecki ha ribadito per l’ennesima volta che la Shoah non da imputare alla Polonia ma “alla Germania di Hitler e al Terzo Reich tedesco”.

Quanto accaduto ad Auschwitz è di una gravità inaudita. È stata strumentalizzata la tragedia della Shoah per esternare rivendicazioni assurde e prive di fondamento.

La protesta capitanata da Rybak ha sorpreso più nella forma che nel contenuto. Ciò che deve far riflettere è che il nazionalismo è ormai parte integrante del governo polacco che ancora una volta ha sottolineato la propria estraneità alla Shoah. 

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