Il terrorismo palestinese ha colpito ancora Israele. Al cuore, nel giorno dell’Indipendenza di quello Stato ebraico, che il mondo palestinese vede come fumo negli occhi.
L’attentato terroristico è avvenuto a Elad vicino a Petah Tikva e ha causato la morte di tre persone e il ferimento di altre quattro, una di cui in maniera grave.
Le vittime si chiamavano Yonatan Habakkuk, padre di cinque figli, Boaz Gol, padre di cinque, e Oren Ben Yiftach, padre di sei figli di Lod. Un dramma nel dramma: tre padri morti e 16 bambini rimasti orfani.
Secondo la ricostruzione delle forze di sicurezza israeliane, due sarebbero gli attentatori: il 19enne Assad al-Rafai e il 20enne Tzabahi Abu Shakir, entrambi della zona di Jenin in Cisgiordania. I servizi di sicurezza hanno rilasciato le loro foto e hanno chiesto l’aiuto della popolazione per localizzarli, indicando che i due potrebbero essere ancora in territorio israeliano.
Hamas e la Jihad islamica palestinese ha definito l’attentato un’“operazione eroica”, elogiando come se fosse normale la morte di tre padri di famiglia.
Come spesso accade, il gruppo terroristico che gestisce la Striscia di Gaza, soggiogandone la popolazione, ha provato a trovare una giustificazione (che non c’è) all’atto terroristico e per bocca di un suo portavoce, Hazem Kassen, ha fatto sapere:
“L’operazione di questa sera è una conseguenza della collera palestinese per i ripetuti attacchi degli occupanti, delle loro istituzioni e dei loro coloni contro la moschea al-Aqsa”.
Perché per gran parte dei palestinesi uccidere israeliani e provocare dolore nelle famiglie è un atto da elogiare e festeggiare.
L’attentato Elad è il settimo atto terroristico mortale dall’inizio della nuova ondata terroristica (iniziata poco meno di due mesi fa) che ha causato complessivamente la morte di 19 persone.
19 persone innocenti piante dai famigliari, da Israele e da tutto il popolo ebraico. 19 persone, la cui morte per molti palestinesi va festeggiata a suon di dolcetti.