Non si placa l’ondata di terrorismo araba-palestinese che si sta abbattendo nell’ultima settimana in Israele. Nella serata di martedì un altro attacco mortale, il terzo in pochi giorni, è stato portato al cuore dello Stato ebraico, a Bnei Barak, cittadina ultraortodossa vicino Tel Aviv.
Il bilancio è molto pesante: cinque morti più l’attentatore.
La prima segnalazione è arrivata attorno alle ore 20, quando nella residenziale HaShnaim Street una persona è stata trovata morta all’interno di un’auto e altre due sono state uccise a colpi di arma da fuoco su un marciapiede vicino.
Il responsabile è stato ripreso da un video, poi diffuso sui social media, mentre stava sparando ai passanti con un fucile d’assalto. Poco dopo un altro israeliano è stato trovato morto nella vicina Herzl Street.
L’attentatore, identificato come Dia Hamarsha, 27 anni, del villaggio di Ya’bad vicino a Jenin, è stato fermato e ucciso da un agente di polizia arrivato sul posto a bordo di una motocicletta, morto in seguito in ospedale in seguito alle ferite riportate.
Il suo nome era Amir Khouri di 32 anni, un arabo cristiano divenuto la quinta vittima dell’ennesimo attacco terroristico contro Israele.
Le alte vittime sono Yaakov Shalom, residente a Bnei Brak e padre di cinque figli, il rabbino Avishai Yehezkeli, insegnante di yeshiva e padre di due figli, Victor Sorokopot, 38 anni e Dimitri Mitrik, 23 anni, entrambi lavoratori ucraini.
Le immediate indagini della polizia hanno portato all’arresto di altre due persone.
Il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas ha condannato l’attentato:
“L’uccisione di civili israeliani e palestinesi porterà solo a un deterioramento della situazione prima del Ramadan. Questo circolo di violenza mostra che una pace vera e duratura è l’unica soluzione per mantenere la sicurezza e la stabilità per i nostri popoli”.
Parole cui dovrebbe seguire i fatti, cioè mettere fine a questa campagna del terrore che sta insanguinando lo Stato d’Israele.
Terrore di cui gran parte della stampa italiana parla in termini poco corretti, definendo, per esempio, “sparatoria”, quanto avvenuto a Bnei Barak e lasciando intendere chi ci sia stato un conflitto a fuoco.
Ma un terrorista che spara sui passanti può definirsi una sparatoria?