Cieca ferocia. È una delle etichette che vengono messe agli attentati terroristici. Come per tentare di dare una spiegazione a una brutalità che non guarda in faccia le sue vittime.
È in parte vero, in parte no. Perché in molti casi, la ferocia è sì brutale e violenta, ma ci vede benissimo, panificando ogni dettaglio al fine di causare più vittime possibile.
Come quando il terrorismo attacca le sinagoghe di sabato o durante le festività, occasioni in cui all’interno dell’edificio ebraico c’è la massima affluenza.
E infatti fu un proprio un sabato, il 6 settembre 1986, che venne compiuto un attentato alla sinagoga Neveh Shalom di Istanbul, da due terroristi arabi dell’organizzazione di Abu Nidal armati di fucili automatici e bombe a mano, che uccisero 22 persone e ne ferirono sei: lo stesso Abu Nidal a cui è stato attribuito l’attentato alla sinagoga di Roma il 9 ottobre 1982.
La sinagoga di Neveh Shalom negli che seguirono al 1986 fu soggetta ad altri due attacchi terroristici:
- il 1 marzo 1992, un attacco bomba, presumibilmente condotto da Hezbollah, che non ha fatto vittime;
- il 16 novembre 2003, esplosioni di quattro autobombe, un’altra delle quali è stata diretta contro la sinagoga di Beit Israel. Tali attacchi hanno causato complessivamente la morte di 67 persone e il ferimento di 700.
Il tempio ebraico di Istanbul è stato anche fatto oggetto di proteste il 20 luglio 2017, quando decine di manifestanti hanno lanciato oggetti e tirato calci contro le porte per manifestare contro l’installazione dei metal detector all’ingresso del Monte del Tempio di Gerusalemme.
Una scia di attentati che ha colpito gli ebrei di Istanbul e tutti gli ebrei della Turchia in un dolore ancora oggi difficile da cancellare.
[La sinagoga di Neve Shalom è situata nel quartiere Karakoy del distretto di Beyoğlu, vicino alla Torre di Galata, è la più grande sinagoga sefardita di Istanbul, e fu inaugurata nel 1951 alla presenza del rabbino capo della Turchia dell’epoca, Hahambaşı Rav. Rafael David Saban].