“C’è stato il rischio di un attentato alla sinagoga di Hagen” nel giorno di Kippur, una delle feste più importanti dell’ebraismo. È quanto rivelato da Herbert Reul, ministro dell’Interno del Land Nord Reno-Westfalia, in Germania, che ha descritto il fallito attacco come una “situazione di minaccia a sfondo islamico”.
Secondo le informazioni del quotidiano Spiegel, il possibile attentato terroristico è stato sventato grazie all’avvertimento di un servizio segreto straniero, che ha indicato all’antiterrorismo tedesco di controllare quattro persone, fra cui un giovane siriano, ancora minorenne.
La “minaccia” è stata “considerata grave”, anche in considerazione dell’attentato al tempio ebraico di Halle, avvenuto due anni fa, sempre nel giorno di Kippur, tanto che Berlino ha fatto scattare subito le perquisizioni, che hanno portato all’arresto del 16enne siriano, di fronte alla stazione ferroviaria principale della città.
Negli stessi momenti, le forze di polizie hanno anche perquisito la sinagoga di Hagen alla ricerca di esplosivi, che al momento non sono stati trovati.
Allo stato attuale non si conosce l’identità del minorenne siriano. Ciò che si conosce sul suo passato è stato scritto sempre su Spiegel, secondo cui il giovane arrivò in Germania via Beirut nella primavera del 2015 – nell’ambito del cosiddetto ricongiungimento familiare, ritrovando suo padre che viveva da alcuni mesi ad Hagen.
Quanto poteva succedere ad Hagen è stato così commentato da Christoph Heubner, vicepresidente esecutivo del Comitato internazionale di Auschwitz: “Questo caso è un segno che l’antisemitismo è diffuso tra i migranti musulmani”.
Sull’episodio è intervenuto anche il commissario antisemitismo del governo federale Felix Klein, secondo cui la minaccia antiebraica è complessa e arriva “da diverse parti”.
Quello dell’antisemitismo è una piaga sociale in Germania, che sta cercando di combattere le due matrici dell’odio antiebraico: quella di estrema destra e quella islamica, data per lo più dagli individui di seconda generazione.