L’attentato di ieri a New York ha riportato l’incubo del terrorismo islamico nella Grande Mela. La mente torna indietro a quel maledetto 11 settembre 2001, data diventata spartiacque nella memoria collettiva americana e non solo. Era da allora che il terrorismo islamico non colpiva New York.
Fino a poche ore fa, quando un cittadino uzbeko a bordo di un furgone bianco è piombato su una pista ciclabile di Manhattan uccidendo almeno 8 persone (di cui due decedute in ospedale dopo esser state colpite da un infarto) e ferendone 12. Il bilancio provvisorio è stato fornito dalla polizia che sta ricostruendo la vita dell’attentatore: Sayfullo Habibullaevic Saipov, un cittadino uzbeko di 29 anni.
L’Fbi sta indagando sui suoi possibili legami con l’Isis. Saipov è negli Stati Uniti dal 2010 ed era in possesso di una “green card” (l’autorizzazione permanente a risiedere negli Usa) e viveva con moglie e figli a Patterson in New Jersey, dove ha noleggiato ha noleggiato il pick-up da Home Depot, diventata un’arma di morte.
L’attentatore, che lavorava come autista di Uber e possedeva una patente della Florida, ha vissuto anche in Ohio ed era un frequentatore della moschea di Paterson, finita in un programma di sorveglianza molto criticato dal 2006 al 2014.
Cosa rimane dell’attentato di ieri?
Secondo gli investigatori a essere importante è la provenienza dell’attentatore: l’Uzbekistan, una delle ex Repubbliche Sovietiche dell’Asia centrale. Da quest’area, infatti, provenivano anche altri due attentatori islamici: il 25enne originario dello Xinjiang cinese che il 2 gennaio scorso uccise 39 persone nell’attacco alla discoteca Reina a Istanbul e un kamikaze kirghiso che il 4 aprile scorso si è reso responsabile della morte di 14 persone a San Pietroburgo.
Al riguardo vanno segnalate le affermazioni di Andrea Manciulli, rappresentante italiano alla Nato dove è responsabile del rapporto Terrorismo jihadista:
“Non mi stupisce per nulla che sia un cittadino uzbeko l’attentatore. È da tempo che le ex Repubbliche sovietiche nell’Asia centrale, dal Kazakistan al Tagikistan, rappresentano un pericoloso incubatore di terroristi jihadisti. Si tratta di un’ampia regione dei turkmeni che, dal Kazakistan, copre l’Uzbekistan, il Kirghizistan, il Turkmenistan e il Tagikistan, penetrando a Sud Est nei territori di Cina e Afghanistan”.