L’attacco terroristico di Londra ha fatto rimpiombare l’Europa nell’incubo del terrorismo e la capitale inglese al 7 luglio del 2005, quando Al Qaida colpì il cuore della città.
Prima delle 15 ore locali di ieri, un suv nero si è scagliato sui passanti sul ponte di Westminster, schiantandosi contro le ringhiere del palazzo. Dalla vettura è sceso un uomo, è entrato nella recinzione davanti al Parlamento britannico e con un coltello ha ucciso un poliziotto. L’assalitore poi è stato colpito a morte dalle forze dell’ordine.
Il bilancio complessivo dell’attentato è di 4 morti, 40 feriti di cui 12 gravi: fra questi una donna recuperata nel Tamigi, caduta in seguito all’attacco. Ci sono anche due nostre connazionali coinvolte, una ragazza di Bologna, già dimessa, e una ragazza di Roma ancora in ospedale.
In un primo momento si è pensato anche alla presenza di un complice, ma poi Scotland Yard ha fatto sapere che l’attentatore ha agito da solo, seguendo le modalità del terrorismo islamico. Per motivi di sicurezza non è stata resa nota l’identità dell’assalitore che però era già conosciuto dall’intelligence.
Nella notte, sono scattate perquisizioni a Birmingham, dove secondo la Bbc sarebbe stato affittato il veicolo utilizzato nell’attentato terroristico, e in altre zone, isolando parte della città per circa tre ore. Secondo le prime informazioni ci sarebbero sette persone arrestate.
L’attentato terroristico di Londra, oltre alla tragicità in sé, è un atto simbolico che vuole colpire la democrazia, perché avvenuto vicino al Parlamento in cui era in corso una seduta. Già nel 2014 in Canada, un terrorista islamico aveva compiuto un attentato al Parlamento uccidendo due persone.
Ciò che desta preoccupazione è l’estrema facilità con cui un terrorista può compiere un attentato. Non deve saper maneggiare e costruire bombe, non devo saper usare armi. Basta solo prende un coltello e una vettura e seminare morte e terrore in città e persone che vorrebbe solamente vivere la propria vita.