Torna l’incubo dell’antisemitismo a Vienna. Dopo che lo scorso anno le fotografie dei sopravvissuti della Shoah, esposte lungo la strada principale Ring, erano state tagliate e imbrattate con delle svastiche; giovedì scorso un rabbino è stato aggredito da una donna.
Secondo la ricostruzione, la donna si è avvicinato al rabbino, prendendolo a calci dopo aver estratto un coltello dalla borsa. Donna che ha fatto cadere anche il cappello che l’uomo portava indosso, gli ha strappato la kippà (copricapo ebraico) e poi gli ha rivolto un insulto antisemita: alla fine dell’aggressione, la donna è fuggita.
La principale organizzazione ebraica di Vienna, come riportato dall’emittente austriaca Orf, ha fatto sapere che la donna ha gridato di voler “massacrare tutti gli ebrei”. Il rabbino, dopo essersi ripreso, ha detto alla polizia di non aver riportato ferite gravi.
Il ministro dell’Interno Karl Nehammer, ha affermato che l’aggressione ai danni del rabbino è un “attacco alla vita ebraica a Vienna”, sottolineando che sarà l’antiterrorismo a occuparsi del grave episodio accaduto nella capitale austriaca.
Nehammer, inoltre, ha fatto sapere:
“Oltre alla maggiore protezione delle sinagoghe che è già stata ordinata, sono state prese tutte le misure per chiarire rapidamente questo attacco apparentemente antisemita. Non c’è tolleranza per l’antisemitismo, non importa se è motivato politicamente o religiosamente”.
Quanto accaduto a Vienna deve far riflettere per due motivi. Il primo è da ricercare nell’attentato terroristico che all’inizio di novembre ha tenuto la città con il fiato sospeso. Il secondo è, ovviamente, legato alla minaccia antisemita, che si sta facendo sempre più consistente in Europa.
Ormai lo scriviamo da mesi (se non da anni): è intollerabile che gli ebrei siano ancora fatti oggetto di aggressione.
La domanda è solo una: perché?