Ha fatto gridare al clamoroso, anche se dovrebbe essere la normalità, la presa di pozione sull’antisemitismo tenuta dall’Onu contro l’Anp.
Nello specifico è stata la Commissione per l’eliminazione delle discriminazioni razziali delle Nazioni Unite, a chiedere all’Autorità nazionale palestinese di eliminare tutti i riferimenti dell’odio antiebraico presenti nei libri scolastici e nei comunicati ufficiali.
Nel corso della riunione, le Nazioni Unite hanno incalzato i rappresentanti della delegazione palestinese con una serie di domande sui provvedimenti da prendere per proteggere i membri della comunità ebraico-israeliana e come togliere qualsiasi riferimento all’odio antisemita dalla società palestinese.
Ma non solo, perché le domande sono state rivolte anche in materia di minoranze (drusi e circassiani), di discriminazione nei confronti delle donne e leggi sulla proprietà.
Chinsung Chung, membro della Commissione, è stato uno dei più attivi nel porre domande:
“Molte relazioni di Organizzazioni non governative hanno evidenziato pregiudizi e incitamento all’odio antisemita e anti-israeliano che emergono in particolare nei media palestinesi e nei discorsi dei suoi funzionari statali. Può l’Autorità palestinese fornire una spiegazione a questo proposito?”
Va ricordato che le Nazioni Unite non riconoscono lo Stato palestinese come membro, ma danno la possibilità all’Autorità palestinese di firmare trattati e convenzioni, come quello sulla discriminazione razziale.
Sì, discriminazione razziale. Ironia della sorte proprio uno dei capi di accusa che l’Onu ha rivolto all’Autorità nazionale palestinese.
Le Nazioni Unite sembrano aver aperto gli occhi in materia di antisemitismo. Ma tutto questo non dovrebbe far gridare al clamoroso, ma dovrebbe essere la normalità.
Perché l’Anp non vuol fare nulla per migliorare le condizioni di vita del popolo palestinese, ma solo dargli un nemico da combattere, mostrandolo come colpevole di tutto: Israele.