L’antisemitismo in Inghilterra è stato per anni incarnato dalla figura di Jeremy Corbyn. L’ex leader del partito laburista aveva attaccato Israele e gli ebrei, tanto da attirare su di sé tutte le attenzioni in merito all’odio antiebraico.
I più attenti, però, avevano notato che il seme dell’antisemitismo stava iniziando a serpeggiare anche in alcune università inglesi.
Come all’università di Bristol, dove è stata avviata un’indagine sul professore David Miller, che aveva auspicato la fine del “sionismo come ideologia funzionante del mondo”, accusando gli studenti ebrei di aver intrapreso una “campagna di censura” contro chi parlava della situazione mediorientale.
Miller aveva continuato, insistendo che la società ebraica di Bristol e tutte le società ebraiche universitarie operano sotto l’ombrello dell’UJS, Unione degli studenti ebrei, ritenuto un “gruppo di pressione israeliano”:
“Il sionismo è ed è sempre stato un’ideologia razzista, violenta, imperialista fondata sulla pulizia etnica”.
Gideon Falter, amministratore delegato della campagna di beneficenza contro l’antisemitismo, ha espresso preoccupazione non tanto per le esternazioni di David Miller, ma per “tutti gli altri accademici che lo sostengono”.
Preoccupazione sposata da molti genitori ebrei, che hanno chiesto a Falter se l’università di Bristol è un luogo sicuro per i loro figli.
Andrew Percy MP, co-presidente del gruppo parlamentare contro l’antisemitismo, ha dichiarato:
“Il professor Miller si è impegnato in un linguaggio che qualsiasi persona ragionevole considererebbe del tutto inappropriato e antisemita. Libertà di parola non significa libertà di incitare all’odio. Il suo deliberato attacco agli studenti ebrei ha fatto sentire molti di loro insicuri e rischia di provocare loro ulteriori attacchi razzisti”.
Ciò che vorremmo porre all’attenzione è che episodi come questi hanno delle conseguenze, che potrebbero essere disagevoli.
Un genitore dovrebbe preoccuparsi se un’università è ottimale per l’insegnamento che può dare ai figli e non se è un ambiente sicuro a causa dell’antisemitismo.