Non cessa l’allarme antisemitismo in Germania. Ogni pretesto diventa buono per mettere gli ebrei sul banco degli imputati. A questa logica, non poteva certo sfuggire la guerra fra lo Stato d’Israele e il gruppo terroristico palestinese Hamas, che gestisce la Striscia di Gaza, opprimendo il suo stesso popolo.
A Berlino, infatti, un uomo di 41 anni che indossava la kippà, è stato aggredito da tre soggetti, che dopo averlo insultato, l’hanno colpito al volto, costringendolo ad andare all’ospedale. I tre aggressori sono riusciti a fuggire e sono attualmente ricercati dalla polizia.
Quanto accaduto nella capitale tedesca è tutt’altro che un episodio isolato. Come vi abbiamo già raccontato, in diverse città del paese ci sono stati atti antisemiti e contro Israele, tanto che sono dovute scendere in campo le autorità – il presidente della Repubblica Frank Walter Steinmeier e la cancelliera Angela Merkel – per condannare la nuova ondata di antisemitismo che sta colpendo la Germania.
A questo proposito si è espresso anche il responsabile della Polizia di Berlino, Wolfram Pemp, secondo cui l’antisemitismo è stato “sottovalutato troppo a lungo, dalla politica e dalla società”.
Pemp, nel corso di un’intervista al Tagesspiegel, ha continuato, affermando che:
“Non solo l’antisemitismo di matrice islamica, ma l’antisemitismo nel suo insieme non è stato considerato nelle proporzioni in cui andava considerato”.
Una frase che è un cavallo di battaglia di Progetto Dreyfus. Da anni sosteniamo che l’antisemitismo sia un fenomeno in espansione, dai contorni sempre meno delineati, dove sembrano incontrarsi opposti estremismi.
Per troppo tempo noi (come altri del mondo ebraico) non siamo stati ascoltati, perché considerati ancorati al ruolo di vittime.
Gli ebrei non amano il ruolo di vittime. Amano la vita e vorrebbero viverla senza esser attaccati solo per essere ebrei.