L’ennesimo episodio di una lista interminabile, che deve iniziare a preoccupare le istituzioni nazionali, non solo quelle ebraiche. L’avversione per l’altro che si respira in Italia, e non solo, coinvolge gli ebrei.
Nord, Centro, Sud, nessuna parte del nostro paese ne è immune. Neanche Ferrara, sede del Meis (museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah), dove a un bambino ebreo è stata rivolta la frase “Quando saremo grandi faremo riaprire Auschwitz e vi ficcheremo tutti nei forni, ebrei di…”.
L’aggressione è stata anche fisica: l’adolescente, infatti, è stato preso per il collo negli spogliatoi della palestra dal stesso gruppo dei suoi compagni che ha lanciato la minaccia.
La portavoce della scuola, rappresentante di classe e mamma di una bambina che frequenta la stessa scuola nel Ferrarese, ha detto:
“E’ inaccettabile che accadano simili episodi. Non si può far passare sotto silenzio questo chiaro segnale di antisemitismo strisciante. Questa aggressione è una preoccupante cartina di tornasole del clima di latente antisemitismo che aleggia anche nelle scuole. Un abisso verso cui ci stiamo calando tutti”.
“Latente antisemitismo”, due parole che hanno un significato profondo, figlio di un’analisi e di una riflessione dell’attuale situazione in Italia riguardo l’avversione contro gli ebrei.
Una vicenda che porta a una serie di domande.
Qual è lo stato attuale del sistema scolastico italiano? Quale responsabilità hanno le famiglie nel comportamento dei propri figli? Questi figli agiscono secondo l’educazione (?) ricevuta a casa o sono influenzati da amici e ambiente circostante?