Documenta è finita all’interno di un caso di antisemitismo. Considerata insieme alla Biennale di Venezia uno dei più importanti appuntamenti internazionali d’arte contemporanea, la quindicesima edizione è finita sotto accusa a causa del collettivo indonesiano Ruangrupa.
Andiamo con ordine.
I vertici dell’importante manifestazione artistica di Kassel hanno deciso di allagare la squadra dei curatori per tentare di internazionalizzare la kermesse.
Il tentativo si è tradotto nell’invito a far parte dei curatori del collettivo indonesiano Ruangrup, che ha deciso di dare ampio spazio al collettivo Lumbung che riunisce quattordici collettivi artistici. Tra loro, come tra i curatori, ci sarebbero personaggi che simpatizzano per il BDS, il movimento che ha l’obiettivo di delegittimare lo Stato d’Israele.
A suscitare le polemiche da parte dell’“Alleanza contro l’antisemitismo” è stata la futura partecipazione (la manifestazione è in programma il 18 giugno) del collettivo “Question of Funding” e gli artisti Yazan Khalili, Charles Esche e Lara Khaldi, considerati sostenitori di iniziative contro lo Stato ebraico.
L’Alleanza contro l’antisemitismo ha sostenuto, inoltre, che Khalili metterebbe in dubbio addirittura l’esistenza di Israele.
“The Question of Funding” ha sede a Ramallah ed è nata dal “Khalil al Sakakini Cultural Center” (KSCC): Khalil al Sakakini (1878-1953), è considerato da molti un sostenitore del nazismo e sostenitore della rivolta in Palestina del 1936 contro gli ebrei.
Documenta ha rispedito al mittente le accuse, facendo sapere di non sostenere “in alcun modo l’antisemitismo”.
Così come il sindaco di Kassel e consigliere di sorveglianza di Documenta, Christian Geselle (Spd), che ha riportato anche la risposta del gruppo di curatori Ruangupa, che hanno preso le distanze “contro ogni antisemitismo, razzismo, estremismo di destra, fondamentalismo religioso violento e contro ogni forma di discriminazione”.
Vigilare contro l’antisemitismo è un dovere di ogni settore delle nostre società.