I continui attacchi antisemiti accaduti negli ultimi periodi rischiano di svuotare l’antisemitismo dal suo vero significato. L’antisemitismo è l’odio antiebraico. È considerare diversi gli ebrei in quanto tali. Potrebbe sembrare retorico, ma ogni tanto lucidare i termini non è un esercizio banale.
L’antisemitismo è discriminare qualcuno per ciò in cui crede, mangia o indossa. Come la kippà (copricapo ebraico) divenuta la molla per innescare l’odio, che presto si trasforma in insulto e talvolta in aggressione.
Immaginiamo allora che un adolescente sia in compagnia di un amico in un parco pubblico e che uno di loro venga insultato esclusivamente perché indossa la kippà.
Immaginiamo che l’adolescente in questione chieda spiegazioni per gli insulti gratuiti e come risposta riceva un’aggressione fisica che lo costringa al trasporto in ospedale, con naso e zigomi rotti.
Immaginiamo che lo spiacevole epilogo sia di poco preceduto dal furto della kippà, quell’oggetto considerato al contempo “diverso” e “bottino di guerra” da portare a casa.
Non occorre immaginarlo, perché è successo davvero a Colonia, in Germania, paese tutt’altro che immune da questo specifico atto di antisemitismo.
Gli aggressori erano in dieci, perché l’odio va condiviso col branco. Senza condivisione dell’odio, si rimane un singolo con le proprie convinzioni e magari invece che dare botte, si potrebbero ricevere.
Dieci ragazzi, tra i 18 e 19 anni. Troppo giovani per provare già odio. Una preoccupazione espressa dal rabbino di Francoforte, Avichai Apel, che al settimanale ebraico “Juedische Allgemeine” ha posto l’accento sull’età degli aggressori:
“I giovani nelle scuole, nelle istituzioni educative o in altre istituzioni pubbliche, devono essere istruiti di più sulla vita ebraica”.
Le parole del rabbino Apel sembrano retoriche, ma analizzandole bene, il religioso ha invitato anche le famiglie e le scuole a fare un grande balzo in avanti per combattere l’antisemitismo.
Un auspicio che si basa sull’educazione e sull’istruzione, nonché sulla cultura. Tre pilastri che camminano sulle gambe delle persone, che debbono essere rese civili e consapevoli che le diversità sono solo errate percezioni.