Il Chelsea ha deciso di bandire un suo tifoso, reo di aver scritto messaggi antisemiti sui social. Una decisione significativa, quella del club calcistico di Londra, non nuova a simili provvedimenti.
Era il 2018, infatti, quando i Blues lanciarono una campagna di sensibilizzazione contro l’antisemitismo rivolta ai propri sostenitori, che prevedeva non solo l’allontanamento dallo stadio, ma anche una visita ad Auschwitz, il campo di sterminio nazista dove morirono più di un milione di persone.
Il Chelsea, in questa occasione, non ha usato mezze misure per punire il suo supporter, che si è macchiato di frasi contro gli ebrei sui social.
La società di Roman Abramovic ha spiegato la propria decisione attraverso un comunicato, che vale la pena di leggere:
“A seguito della conclusione del procedimento giudiziario a febbraio, il Club ha condotto indagini proprie sulla questione e ha preso la decisione di bandire l’individuo dal Chelsea per un periodo di 10 anni. Tutti al Chelsea sono orgogliosi di far parte di un club diversificato. I nostri giocatori, lo staff, i tifosi e i visitatori del club provengono da una vasta gamma di background, inclusa la comunità ebraica, e vogliamo garantire che tutti si sentano al sicuro, apprezzati e inclusi. Non tollereremo alcun comportamento da parte dei sostenitori che minacci tale obiettivo. Più in generale, chiariamo che non può esserci posto nel nostro gioco, né nella nostra società, per il razzismo, l’antisemitismo, l’omofobia, il sessismo o qualsiasi forma di discriminazione. Nello sport, come nella società più ampia, dobbiamo creare un ambiente sui social media in cui le azioni di odio e discriminatorie siano inaccettabili come lo sarebbero per strada. Come club, continueremo a intraprendere azioni contro individui o gruppi che producono o diffondono post sui social media che violano questi valori”.
Parole semplici che arrivano dritte al cuore e alla mente di chi le vuole ascoltare. Parole che dovrebbero sposare anche le società calcistiche italiane che, troppo spesso, non fanno abbastanza per fronteggiare l’antisemitismo all’interno delle proprie tifoserie.