L’antisemitismo si abbatte nuovamente sull’Argentina. Il rabbino capo di Buenos Aires, Gabriel Davidovich, è stato aggredito da ignoti che hanno fatto irruzione nella sua abitazione e l’hanno picchiato.
Se qualcuno nutrisse dubbi sulla natura dell’aggressione, i responsabili li hanno fugati con questa frase rivolta al rabbino: “Sappiamo chi sei e che sei il capo della comunità ebraica”.
Il rabbino, che è stato ricoverato all’ospedale, ha commentato l’attacco nella sua casa nella quale era presente anche la moglie:
“Sono una persona che perdona. Mi sento tranquillo e non ho paura. Mi hanno picchiato e mi sono saltati addosso, mi hanno dato calci quando ero ormai steso a terra, poi non ricordo più nulla, perché mi sono risvegliato in ospedale”.
C’è però una frase che Gabriel Davidovich ha riferito, prima di entrare in reparto, al rabbino capo messicano, Shlomo Tawil, che l’ha rivelato ai media.
Oltre alla frase già citata, gli assalitori hanno detto al rabbino di Buenos Aires: sappiamo che sei “il rabbino della Amia”, cioè dell’Argentine Israelite Mutual Association.
Non è un particolare da poco. L’Amia è stata vittima di un attentato nel 1994 in cui morirono 85 persone, considerato il più grave attacco antisemita in Sud America.
Altro particolare che fa rabbrividire è che quell’attentato anni dopo è diventato la causa della morte di un altro ebreo, il magistrato Alberto Nisman.
Era il 18 gennaio 2015, il giorno seguente Nisman avrebbe dovuto testimoniare contro l’allora presidente Cristina Kirchner, rea di aver coperto gli agenti iraniani responsabili del vile attentato all’Amia.
E dove avvenne l’assassino di Alberto Nisman? Nella sua abitazione.