Gravissimo episodio di antisemitismo alle porte di Amsterdam, dove la madre di un soldato attualmente in servizio nell’esercito israeliano è stata molestata verbalmente ad Amstelveen.
A casa, sul luogo di lavoro e sui social; la donna è stata perseguitata da propalestinesi, che hanno perfino messo online il suo indirizzo di casa.
Ed è questo l’aspetto più inquietante, perché secondo alcune indiscrezioni, altre identità di diverse persone e le relative abitazioni sarebbero state rivelate sul web. Anche attraverso volantini cartacei sparsi nel quartiere dove vive la vittima.
Gli attivisti propal cosa hanno gridato nei confronti della donna?
“Non capisco perché sei ancora qui nei Paesi Bassi”.
E ancora: “Attenti, residenti, nel quartiere vive un assassino di bambini. Questa maniaca genocida è tornata dalle sue attività omicide in Israele e sarà presto processata”.
Un “processo popolare”, insomma, che in Italia rimanda indietro alla metà degli Anni ’70, quando la narrativa dei diversi gruppi e organizzazioni di estrema sinistra entrò nel gergo degli italiani.
Che siano dei legami tra i vari attivisti propal in Europa e magari ci sia anche una regia?
Al momento le autorità olandesi non hanno rilasciato notizie in merito.
Il fatto certo è che questo atto di antisemitismo sia avvenuto una settimana dopo il lancio di bombe incendiarie contro l’ambasciata israeliana all’Aia da parte di persone ancora non identificate.
Naomi Mestrum direttrice del Centro di informazione e documentazione israeliana (Cidi) ha espresso tutta la propria preoccupazione per quanto accaduto.
L’episodio di antisemitismo nel sobborgo di Amsterdam conferma il clima pesante contro gli ebrei europei, divenuti bersagli dei propal perché accusati di essere complici di Israele.
Se non è antisemitismo questo, cosa lo è?