Attacco antisemita al Memoriale della Shoah di Berlino, dove un 30enne spagnolo è stato aggredito da un 19enne siriano, che ha detto alla polizia di voler uccidere gli ebrei.
A rendere noto l’episodio è stata la Procura della capitale tedesca.
Secondo le dichiarazioni di alcuni testimoni oculari, come riportato dal network Rbb, un individuo si è avvicinato a un altro, colpendolo con un oggetto, forse un coltello, tra le stele che compongono il Memoriale della Shoah nel centro della città, a pochi metri dal Bundestag, il parlamento federale tedesco.
L’aggressore è fuggito per poi essere arrestato dalla polizia di Berlino tre ore dopo all’angolo tra Ebertstrasse e Behrenstrasse, proprio accanto sito che ricorda le vittime della Shoah, senza opporre resistenza.
La polizia non ha fornito tanti dettagli sull’identità del giovane, di cui al momento si conosce che è un siriano di 19 anni, richiedente asilo.
Un attacco antisemita in un luogo simbolico della capitale di quella Germania, che diede i natali al Terzo Reich, responsabile delle barbarie e delle mostruosità commesse nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
A sorprendere è la maniera con cui i media italiani hanno trattato la notizia.
Nonostante sia stato proprio l’arrestato a sostenere di voler uccidere gli ebrei, in pochissimi hanno confermato la matrice antisemita dell’attacco.
Se non è antisemita un attacco di cui lo stesso responsabile ne rivela la matrice, cosa lo è?
Tra condizionali e parole ambigue, la notizia non è arrivata come avrebbe dovuto.
Perché quello di Berlino è stata un’aggressione antisemita al centro di una delle città più importanti del mondo.