Rami Hamdallah, Primo Ministro dell’Autorità Nazionale Palestinese, ha parlato ieri alla Asian-African Conference di Jakarta. Nel suo discorso Hamdallah ha affermato che “l’indipendenza della Palestina è l’ultimo obiettivo rimasto a questa istituzione nata circa sessanta anni fa.”
Secondo Hamdallah i palestinesi subiscono ancora quella che definisce “un’ingiustizia storica” e sono costretti a vivere sotto “un’occupazione ingiusta e claustrofobica.” Inoltre il Primo Ministro palestinese ha richiesto l’immediata istituzione di uno Stato pienamente sovrano modellato sui confini pre-1967.
La prima Asian-African Conference si è tenuta nel 1955, ben dodici anni prima del fatidico 1967 che nelle menti dei palestinesi ha sconvolto l’ordine naturale delle cose. Perché se la fondazione di uno Stato palestinese è uno degli obiettivi di questa assemblea questa non è stata richiesta fin dall’inizio?
Nel 1955 la questione palestinese venne affrontata con un comunicato dal significato molto vago: “In considerazione della tensione esistente in Medio Oriente, causata dalla situazione in Palestina e dalla minaccia di questa tensione alla pace mondiale, la Asian-African Conference dichiara il suo sostegno per i diritti del popolo arabo di Palestina e chiede l’attuazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite sulla Palestina e il raggiungimento di una soluzione pacifica per la questione palestinese.” Riferimenti all’istituzione di uno Stato sovrano palestinese non ce ne sono.
In realtà tale dichiarazione del 1955 include dei patti che gli arabi palestinesi hanno costantemente violato:
1) Il rispetto per la sovranità e per l’integrità territoriale di tutte le nazioni.
2) Il riconoscimento dell’uguaglianza di tutte le razze e di tutte le nazioni, grandi o piccole che siano.
3) L’astenersi da qualsiasi ingerenza negli affari interni di un altro paese.
4) Il rispetto per il diritto di ogni nazione di difendersi da sola o collettivamente in conformità con la Carta delle Nazioni Unite.
5) L’astenersi dall’esercitare pressioni su altri paesi.
6) Il trattenersi dal commettere atti aggressivi e dal minacciare l’utilizzo della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi paese.
7) L’impegno a risolvere tutte le controversie internazionali con mezzi pacifici come la negoziazione, la conciliazione, l’arbitrato e l’instaurazione di un giudizio. In alternativa si possono utilizzare altri mezzi pacifici concordati tra le parti purché siano in conformità con la Carta delle Nazioni Unite.
Perché nella strada verso la pace è giusto imporre ogni onere sulle spalle degli israeliani e non chiedere al popolo palestinese di aderire a tutti questi nobili principi?