Facciamo un salto in avanti e partiamo dalla fine. È il 26 gennaio 2004 e ad Angelo Donati viene conferita postuma la Medaglia d’oro al merito civile dall’allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.
Questa la motivazione del Quirinale:
“Durante il secondo conflitto mondiale, nella zona della Francia occupata dalle truppe italiane, Angelo Donati, con indomito coraggio, ottenne di salvare, con la collaborazione delle autorità civili e militari italiane, migliaia di ebrei di diverse nazionalità, proteggendo per lunghi mesi le loro vite minacciate dalla deportazione nei campi di sterminio nazisti. Con generosità d’animo e appassionato impegno diede viva e coerente testimonianza dei valori di libertà e di giustizia. Nobile e fulgido esempio di elette virtù civiche”.
Una sintesi del grande lavoro e delle eccellenti abilità dimostrate dal filantropo, banchiere e diplomatico della Repubblica di San Marino a Parigi, durante la Shoah.
Nato a Modena nel 1885, Angelo Donati proveniva da una delle famiglie più importanti della Comunità Ebraica della città. Dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza, partì nel maggio 1915 per combattere la Prima Guerra Mondiale.
Alla fine del conflitto, Donati si trasferì a Parigi, dove fu presidente della Camera di Commercio italiana dal 1932 al 1939, anno in cui venne costretto a lasciare l’incarico dopo l’emanazione delle leggi razziali. Prima, ricoprì il ruolo di Console generale della Repubblica di San Marino (1925-1932). Fu insignito della onorificenza di Grand’Ufficiale della Corona d’Italia, di quella sammarinese di Commendatore dell’Ordine di Sant’Agata e venne nominato dal Governo francese Commendatore della Legion d’Onore (1936).
Tutti incarichi che ne aumentarono le già straordinarie abilità, che gli consentirono di salvare migliaia di ebrei rifugiati a Nizza, in cui si stanziò nell’agosto del 1940 e divenne direttore della Banca Franco-Italiana. Due anni dopo la città che si affaccia sulla Costa Azzurra venne occupata dalle truppe italiane e in quel momento che Donati iniziò la sua opera di salvataggio.
Ogni giorno due membri del Comitato di aiuto ai rifugiati (“Comitato Dubouchage”) insieme al rabbino Saltiel gli portavano documenti, richiedevano visti, lasciapassare e insieme a lui cercavano le misure da adottare per proteggere gli ebrei presenti nei Dipartimenti occupati.
In questo intreccio di relazioni, Donati ricevette numerose informazioni che aiutarono il console generale d’Italia Alberto Calisse ad opporsi efficacemente alle disposizioni delle autorità francesi per la deportazione degli ebrei in Polonia su richiesta dei tedeschi, le cui pressioni portarono Mussolini a creare il Regio Ufficio di Polizia Razziale a Nizza, affidato all’Ispettore Guido Lospinoso. Arrivato a Nizza, l’incaricato del Duce incontrò Donati, che lo dissuase dalle sue intenzioni.
Angelo Donati aveva un altro piano per salvare i suoi correligionari ma l’annuncio dell’armistizio (datato 8 settembre ma firmato il 3) fece saltare tutto.
Un grande uomo dotato di un’umanità senza pari, che morì a Parigi alla fine del dicembre 1960.