L’ambasciatore iraniano in Albania è stato espulso – assieme a un altro diplomatico di Teheran – per sospetta attività contro la sicurezza nazionale. La decisione è stata presa dal premier albanese Edi Rama.
Allo stato attuale non si conoscono le motivazioni, ma a quanto riportano le prime indiscrezioni i due diplomatici avrebbero approfittato della loro carica, usando l’ambasciata come un punto nevralgico per organizzare gli attentati dei Guardiani della rivoluzione.
Si sospetta che un obiettivo potesse essere la partita di calcio tra Albania e Israele del 2016 in programma a Tirana, che venne spostata dopo l’arresto di decine di persone.
Il provvedimento, però, potrebbe anche essere legata alle relazioni tese fra l’Iran e l’Albania, la cui scelta di accogliere i membri del gruppo di opposizione iraniano Mujaheedin del Popolo (MeK) non è piaciuta a Teheran.
L’Albania, infatti, ha aperto le porte a questo gruppo in lotta con l’Iran, che si è stanziato nei pressi di Tirana in un’area chiamata “Ashraf 3”, la cittadella che ospita circa 3.000 persone, che hanno combattuto contro la presa del potere degli Ayatollah in Iran nel 1979 e avevano trovato rifugio in Iraq prima a campo Ashraf prima e poi a campo Liberty.
Dopo la caduta di Saddam Hussein, Nazioni Unite e Stati Uniti gli avevano promesso protezione e sicurezza, che non sono mai arrivate. Ed è qui che è entrata in gioco l’Albana che ha offerto loro accoglienza.
Non sarebbe la prima volta che diplomatici iraniani vengono chiamati in causa per attività terroristiche nei confronti del MeK. Francia, Germania, Belgio, Austria e Danimarca sono state vittime di questo modus operandi dei diplomatici iraniani in Europa.
E l’Europa cosa fa? Continua a legarsi all’Iran, stringendo rapporti di cui si fa fatica a capirne la vera natura…