L’ambasciata Usa a Gerusalemme verrà trasferita il prossimo 14 maggio: un giorno dall’alto valore simbolico, perché quella è la data che nel calendario gregoriano indica la nascita di Israele, considerato una “catastrofe” (Nakba) dai palestinesi.
Ad annunciarlo sono stati i media dello Stato ebraico che hanno citato fonti politiche, secondo cui la scelta è stata presa dall’ambasciatore David Friedman.
Grande soddisfazione è stata espressa dal premier Benjamin Netanyahu:
“Un grande giorno per il popolo di Israele. Questa decisione farà del 70.mo anniversario dell’Indipendenza una celebrazione ancora più grande. Grazie presidente Trump per la sua leadership e amicizia”.
Diametralmente opposte le reazioni palestinesi. Nabil Abu Rudeinah, portavoce del presidente Abu Mazen ha affermato:
“Qualsiasi atto unilaterale non contribuisce al raggiungimento della pace e non offre legittimità. Qualsiasi iniziativa incoerente con la legittimità internazionale impedisce ogni tentativo di raggiungere accordi nella regione e crea un clima negativo e dannoso”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario generale del comitato esecutivo dell’Olp Saeb Erekat che in una nota ha fatto sapere:
“Il fatto che l’Amministrazione americana abbia scelto il giorno dell’anniversario della Nakba per trasferire l’ambasciata a Gerusalemme è una provocazione per tutti gli arabi e i musulmani e lo condanniamo con il massimo della forza. Anche per questo l’amministrazione Usa non può più svolgere il ruolo di sponsor nel processo di pace. Con questa decisione è diventata parte del problema e non può essere parte della soluzione”.
Continuano, nel frattempo, i tentativi di riavvicinare le parti da parte degli Stati Uniti. L’ambasciatrice americana alle Nazioni Unite Nikky Haley, ha reso noto che il piano di pace dell’Amministrazione Trump per il Medioriente è “quasi pronto”, sottolineando che i negoziatori Usa Jason Greenblatt e Jared Kushner stanno ancora “facendo la spola tra le parti”:
“Stanno mettendo a punto un piano. Non sarà amato da tutti, ma neanche odiato”.
Lo spostamento dell’ambasciata Usa a Gerusalemme non è altro che una formalità per gli israeliani, che da sempre ritengono la città capitale di Israele.