Alberto Nisman venne ucciso, dopo esser stato drogato e picchiato. Il procuratore argentino, che stava indagando sulla bomba scoppiata al centro ebraico AMIA di Buenos Aires il 18 luglio 1994, non si tolse la vita, ma gliela strapparono in maniera barbara e crudele.
Sono queste le nuove rivelazioni, riportate dal Times of Israel, contenute in un documento arrivato sulla scrivania del giudice federale Julián Ercolini e del procuratore Eduardo Taiano, che sta facendo luce sulla morte del collega.
Il sospettato numero 1 è Diego Lagomarsino, un tecnico informatico di 37 anni che lavorava con Alberto Nisman, a cui consegnò una pistola calibro 22 per difesa personale poche ore prima delle sua morte. Al momento a esser stata accertata è stata esclusivamente la consegna dell’arma.
Secondo le nuove indagini, condotte da investigatori forensi appartenenti al corpo di polizia argentina di frontiera, sul corpo della vittima sono state rinvenute tracce di ketamina, una sostanza anestetica utilizzata per sedare gli animali e per fabbricare droghe. Le analisi, inoltre, hanno rivelato che prima di morire Nisman ebbe una colluttazione.
Gli inquirenti hanno ragione di credere che il procuratore argentino sia stato aggredito da due persone che lo avrebbero immobilizzato e sedato all’interno della sua abitazione. Finora non è stato possibile definire con certezza l’ora del decesso.
Perché Alberto Nisman venne assassinato?
Perché aveva raccolto le prove che il presidente Cristina Fernandez de Kirchner aveva inquinato le indagini sui mandanti iraniani dell’attentato all’AMIA. Nisman, infatti, scoprì che a commissionare la bomba fu proprio il paese degli Ayatollah che si servì della manovalanza Hezbollah per uccidere 85 ebrei innocenti. Gli inquirenti argentini, inoltre hanno la convinzione che l’Iran sia dietro anche al terribile attentato terroristico avvenuto nel 1992 nei pressi dell’ambasciata di Israele a Buenos Aires in cui furono uccise 29 persone.
Iran, Hezbollah e la morte di ebrei innocenti. Il triangolo si ripete con atroce regolarità. A chi conviene chiudere gli occhi?